Nisini, la senatrice del giorno dopo: "Giunta? Un'altra donna, non so chi. Per ora resto"

"Nel 2015 ero arrivata ad Arezzo con il navigatore" racconta. "Non è il voto della paura, la paura è vera e noi diamo voce alla sicurezza". "Il mio orgoglio da assessore? Liste delle case popolari piene di italiani"

L'esultanza di Tiziana Nisini

L'esultanza di Tiziana Nisini

Arezzo, 7 marzo 2018 - «Pensare che ad Arezzo c’ero arrivata con il navigatore». Non mille anni fa ma nel 2015. «La telefonata mi era arrivata a Cecina, ai bagni Ippocampo: i vertici della Lega mi chiesero la disponibilità a fare l’assessore. Il giorno dopo ero dal sindaco Ghinelli». Dal navigatore all’impegno di rappresentare Arezzo in parlamento. Tiziana Nisini, la senatrice del giorno dopo.

E’ andata a letto, mentre altri colleghi festeggiavano, da sconfitta, sia pur di lusso: si è svegliata deputata. «Mi hanno chiamato alle 9.30 ma non ho detto niente a nessuno finché non ho avuto la conferma scritta: non mi fidavo». Piedi per terra, concreta come un leghista del nord, al settimo cielo come una leghista, sempre che ne esistano, di Posillipo.

Brinda e festeggia nella sala rosa del Comune: assessori, consiglieri, raffica di selfie in presa diretta. In testa i suoi colleghi della Lega, che attaccano anche la bandiera sullo sfondo. Attacca la bandiera ma presto staccherà le sue cose e riempirà gli scatoloni: non da licenziata, come avviene nei film americani, ma da super promossa. Il 23 marzo sarà alla prima seduta della Camera. E la giunta? «Beh, so che devo lasciare l’incarico ma non c’è fretta». E con un guizzo da leghista più del nord che di Posillipo aggiunge: «Per ora le deleghe me le tengo io». Pochi giorni. «Nelle prossime ore ci vedremo con il sindaco e con i colleghi».

Segni particolari del sostituto? «Beh, una donna e del nostro partito, è chiaro: ma oltre non so proprio». Del resto numeri alla mano quella bandiera attaccata al muro di assessori ne potrebbe pretendere anche due, ormai sono il traino del centrodestra. Vicende nelle quali non entra: è la quinta eletta. Il duello durato una notte con Riccardo Nencini si è chiuso con la vittoria di tutti e due, sia pur con qualche ora di differenza. «Brava mamma» le hanno detto i figli ai quali dedica la vittoria. Ma se necessario digrigna i denti.

Preoccupata della differenza nei programmi tra Lega e Forza Italia? «No, tanto il premier sarà Salvini».

E a chi vi accusa di prendere voti sulla paura della gente? «Non è un successo frutto della paura, il fatto è che la paura c’è davvero: e noi interpretiamo la voglia di sicurezza». Ma in città come Arezzo è una paura reale o solo un po’ gonfiata? «E’ cresciuta nel tempo, specie in alcuni quartieri». Giostra a tutto tondo, come fosse già al Senato.

Non ha paura che sia un voto friabile? «No, dove abbiamo governato siamo sempre cresciuti: andrà così anche stavolta».  Prima di staccare i quadri e le deleghe ricorda la sua soddisfazione maggiore. «Abbiamo riempito di italiani le liste di attesa per le case popolari».

Insomma ce l’ha proprio con gli immigrati? «No, con i malviventi: e credo che bastino i nostri». Pianista per hobby, lombarda di nascita, senese (lavora a Poggibonsi e vive a San Gimignano) di residenza, aretina per adozione: tempo qualche giorno ha un appuntamento a Roma. E deve fare presto: a dimettersi da assessore? No, a ritrovare il navigatore.