Il Pd scopre l'amore a cinque stelle: i vertici sono per l'intesa

No a governicchi ma semaforo verde alle "prove tecniche" di alleanza: renziani e zingarettiani compatti

Simbolo Partito Democratico (Ansa)

Simbolo Partito Democratico (Ansa)

Arezzo, 23 agosto 2019 - «Volemose bene» o se preferite dirlo in napoletano, «Scurdammoce o’ passato“. La classe dirigente del Pd aretino è tutta schierata per l’apertura ai Cinque Stelle, anche se la base (si veda sotto) un po’ scalpita. Fedeli alla linea, insomma, non quella del comitato centrale di antica memoria ma della direzione nazionale di mercoledì: che il governo con gli ex nemici grillini si faccia, purchè (e lo dicono anche i renziani) sia di legislatura e non un pateracchio a termine.

Oltretutto, il vertice demt aretino già si ingolosisce in vista delle amministrative del prossimo anno: anche un abbozzo di intesa con i 5 stelle potrebbe favorire moltoe l’assalto al Palazzo d’Inverno, pardon Palazzo Cavallo. Il primo ad aprire allo scenario di una maggioranza giallorossa è il candidato zingarettiano alla segreteria provinciale, Francesco Ruscelli, dato per favorito in terra ormai ex renziana.

Lui, del resto, vede pure delle affinità finora nascoste con i pentastellati: «Solo il 17 per cento del loro elettorato - spiega - si dichiara di destra, il resto viene dalla sinistra o dall’antipolitica. Ci sono i margini per trovarci insieme, a patto che sia una cosa seria». Incalza il candidato renziano alla segreteria, Matteo Bracciali: «Io lo dico non da ora. Viviamo in proporzionale ed è un sistema elettorale che impone le alleanza postvoto. Quella fra il Pd e i 5 Stelle in questo momento è l’unica possibile. Anzi bisognava farla prima».

Stessa posizione di Lucia De Robertis, renziana, vicepresidente del consiglio regionale: «Bisogna parlare al cervello della gente, non alla pancia». Come a dire che l’approccio si impone. Cosa di cui è convinto anche Vincenzo Ceccarelli, zingarettiano, potente assessore regionale ai trasporti: «Bisogna tentare, ma solo se ci sono le condizioni di un governo di prospettiva che segni una discontinuità con l’anno gialloverde».

Eil secondo dei temi sui quali concorda il vertice dem locale: niente governicchi, nemmeno nella forma del governo di transizione che pure Renzi sembrerebbe non disdegnare. Che lo dicano gli zingarettiani come Ruscelli(«Abbiamo un avversario di destra in comune, Matteo Salvini») e Ceccarelli è normale, più sorprendente è che sia anche la posizione di molti renziani. Vedi alla voce Bracciali: «Vedo solo un governo di legislatura, se no Salvini alle prossime elezioni sparecchia».

E Lucia De Robertis non si sottrae. «Serve un governo di respiro». La classe dirigente del Pd guarda pure ai riflessi locali di un ribaltone di maggioranza: poter contare su una prospettiva di neutralità benevola dei 5 stelle cambierebbe molto in vista dello show down delle comunali 2020.

L’ultima volta, nel 2015, Ghinelli diventò sindaco per poche centinaia di voti, ci fosse stato il soccorso verde pentastellato chissà. Infine il congresso provinciale. Ruscelli vuol farlo subito nonostante tutto: «Serve un partito forte e con una guida sicura». Bracciali invece non si dispiacerebbe troppo di un rinvio. Ma è ancora tutto in alto mare.