Il Pd lancia davanti a Fassino la rincorsa alle comunali: tre sindaci in bilico

L'ex segretario nazionale ospite dell'assemblea e del faccia a faccia tra le varie linee interne. Ciolfi, Neri e Dori verso le candidature a Capolona, Pergine e Caprese

Piero Fassino (Ansa)

Piero Fassino (Ansa)

Arezzo, 18 aprile 2018 - Una volta, in tempi meno mesti, sarebbe stato un appuntamento di lusso: un ex segretario ed ex ministro come Piero Fassino che viene a tastare il polso (stasera alle 18 a Sant’Agostino) alla base del Pd. Adesso, ahiloro (i democrats, ovviamente), è quasi un incontro di reduci bastonati dalle sconfitte a raffica: Fassino battuto al secondo mandato da sindaco di Torino dall’ex prima della classe dei 5 stelle, Chiara Appendino, il Pd aretino che da settimane si interroga sul futuro di quello che fu il partito cardine del sistema politico locale.

Non si muoveva foglia senza una voglia di piazza Sant’Agostino, non sono rimasti neppure i soldi per offrire a Fassino una cornice più degna di quella della sede storica. Il guaio è che l’ondata di piena dalla quale sono stati alluvionati i democratici, che qui hanno ceduto voti soprattutto in direzione di una Lega arrembante, potrebbe non essere ancora finita.

Perchè il 10 giugno si vota ancora, stavolta per le Comunali, e gli auspici della vigilia sono tutt’altro che lieti. Ai bei tempi sarebbe stato un turno elettorale destinato a pesare poco, in fondo in gioco ci sono solo tre Comuni, di cui solo uno di stazza almeno media, ossia Capolona. Caprese e Pergine-Laterina, che tornano alle urne dopo la fusione, sono centri di importanza minore, con l’ovvia eccezione per il secondo di essere il paese di origine di Maria Elena Boschi, pur sempre una stella di prima grandezza nel cielo del Pd e in particolare nel cerchio magico renziano.

In queste condizioni, tuttavia, un risultato negativo che con altri chiari di luna sarebbe stato archiviato come «locale», rischia di essere classificato alla voce conferma di un trend, ossia il centrodestra, in particolare la Lega, arrembante in una terra ex rossa, nella quale ha già strappato al Pd la maggioranza dei consensi, come La Nazione non aveva mancato di far notare all’indomani delle politiche.

L’ultima speranza per i democrats, in una fase in cui i sondaggi nazionali li danno ancora in calo rispetto al voto del 4 marzo, è il radicamente personale di alcuni dei candidati che saranno in lizza. Una sorta di radici sul terreno per evitare o quantomeno contenere la frana. I nomi sono quelli di Simona Neri, ex sindaco di Pergine finchè è rimasta autonoma, e figura di peso della Nomenklatura renziana (di lei si era parlato pure per una candidatura in parlamento) e di Alberto Ciolfi a Capolona, sindaco uscente e pronto a ricandidarsi dopo alcune esitazioni iniziali, ex Zar del metano ai tempi in cui Coingas era ancora un’azienda autonoma, prima della nascita di Estra.

Indubbiamente due candidature di spessore, ma basteranno a fermare il vento del centrodestra a trazione leghista che ha investito in pieno questi due Comuni alle politiche? Oppure il voto nazionale che spesso funziona da moltiplicatore senza neppure il bisogno di catalizzatori locali sarà più forte della diga dei nomi forti del Pd? A Caprese la situazione è ancora più critica: il vicesindaco uscente, Alessandra Dori, che aveva sostituito il sindaco Paolo Fontana morto in carica, non si ripresenta, il comune è di quelli già per tradizione non troppo favorevoli al centrosinistra.

E nel 2019 c’è un’altra tornata amministrativa con Castiglion Fiorentino, già saldamente in mano al centrodestra di Mario Agnelli. Nel 2020, poi, è la volta di Arezzo, col centrodestra per ora in forte vantaggio e la Lega che vola al 20 per cento. E’ un Pd scosso quello che stasera trova Fassino, un partito nel quale non è più neppure salda l’intransigenza nè con la Lega nè coi 5 stelle dell’immediato dopovoto. Ora più di uno fra i dirigenti e anche fra gli iscritti comincia a chiedersi se non sia il caso di rimettersi in partita. Un partito di governo che fa fatica a stare all’opposizione.