Elezioni, eletta anche Tiziana Nisini: il suggello all'avanzata del centrodestra

Gli eletti sono D'Ettore, Nencini, Gagnarli e Mugnai. Valdichiana e Valtiberina cambiano pelle, reggono Valdarno e parte del Casentino

Nencini, Nisini e D'Ettore

Nencini, Nisini e D'Ettore

Arezzo, 6 marzo 2018 - Ce l'ha fatta anche lei: Tiziana Nisini è entrata in Parlamento. La lunga notte di attesa, a lungo in testa davanti a Riccardo Nencini, quindi il sorpasso quasi all'alba. La gioia di un successo personale enorme, il pizzico di delusione per non essere riuscita a farcela. Poi lo spiraglio apertosi grazie al listino proporzionale. Era candidata anche nel plurinominale 2 (quello di Pisa-Livorno-Arezzo) in terza posizione dietro Erika Stefani e Manuel Vescovi, entrambi eletti in altri collegi. E quindi ll posto conquistato dal partito è andato a lei e adesso è senatrice.

E' l'ultimo atto di una provincia di Arezzo Ogm, organismo geneticamente modificato. La mutazione, già in atto nelle ultime tornate amministrative, è giunta a compimento con il voto choc di domenica che ci consegna un territorio dove il centrodestra è maggioranza, dove la Lega sfonda da più parti il muro del 20%, dove la slavina del Pd non si arresta, dove il Movimento 5 Stelle è saldamente il secondo partito alle spalle dei Dem.

Insomma, un quadro radicalmente diverso rispetto al passato, un quadro che offre numerosi spunti di riflessione. Il capoluogo che aveva fatto da apripista nel 2015 con la vittoria alle comunali di Alessandro Ghinelli, oggi non solo conferma il risultato ottenuto al ballottaggio (nel primo turno era minorirtario) ma lo dilata a dismisura portando a una decina di punti il distacco dal centrosinistra.

Notevole l’impresa di Maurizio D’Ettore e Tiziana Nisini, quest’ultima prima battuta per un pugno di voti da Riccardo Nencini e poi passata nel proporzionale, ma in un collegio comprendente anche Siena e che, secondo le previsioni, doveva essere blindato per i dem. Invece no. Se Siena ha in qualche modo assicurato a Nencini l’elezioni, ad Arezzo il crollo è stato quasi generalizzato. L’intera Valdichiana aretina è passata armi e bagagli al centrodestra con la Lega mattatrice e Forza Italia un po’ sotto rispetto ai pronostici.

Stesso discorso vale per la Valtiberina dove non sopravvive nemmeno un’isola rossa. Resiste il Valdarno, specie quello profondo mentre i paesi di frontiera sentono il vento del nord: perde il Pd a Laterina-Pergine, nei luoghi di Maria Elena Boschi, ma è largamente primo a San Giovanni e guadagna la pole position anche a Montevarchi. E tiene, in parte, pure in Casentino.

Per il resto, l’elezione è stato un tornado che non a caso ha spazzato via le speranze di rielezione di Marco Donati, il renzianissimo parlamentare uscente. Il risultato finale in termini di seggi parla più di ogni possibile commento: il centrodestra porta a casa due eletti alla Camera, oltre a D’Ettore anche Stefano Mugnai, il coordinatore regionale che è stato il regista di questa spettacolare avanzata. Un seggio se lo prendono i 5 Stelle che ne perdono due rispetto alle politiche del 2013, ma solo a causa della diversa legge elettorale.

A quota zero è invece il Pd che per la prima volta nella storia repubblicana non elegge alcun rappresentante aretino in parlamento pur contribuendo al successo di Riccardo Nencini, peraltro segretario nazionale del Psi e dunque non un Dem. Per trovare aretini alla Camera bisogna emigrare verso Bolzano con Maria Elena Boschi e verso Milano dove al plurinominale ha strappato il biglietto per Roma il blindatissimo Tommaso Nannicini.

Se vogliamo andare ancora più a fondo sulla mutazione genetica della provincia, ci soccorre la deludente performance di Liberi e Uguali che dimostra come la sinistra-sinistra sia ridotta anche qui a percentuali quasi da prefisso telefonico. Un flop in parte annunciato, sia pure non in queste dimensioni, ma che conferma come quello che una volta veniva definito il popolo rosso abbia sostanzialmente imboccato una strada in apparenza opposta: da una parte il Movimento 5 Stelle, dall’altra parte la Lega.