Gamurrini il "picconatore": deluso, troppi frenatori, forse non mi ricandido

Il vicesindaco lamenta mancanza di sprint. "Dieci preferemze e bloccano chi lavora". I casi lecci e Ztl, Lega? "Nessuna tessera ma mai dire mai"

Gamurrini

Gamurrini

Arezzo, 17  settembre 2019 - Strade, manutenzione, alberi, decoro: ne ha avuto di lavoro negli ultimi quattro anni il vicesindaco Gianfrancesco Gamurrini, protagonista della stagione politica che ha portato all’elezione a sindaco di Alessandro Ghinelli. A sei mesi circa dalla scadenza del mandato di giunta, Gamurrini qualche sassolino da togliersi alle scarpe ce l’ha, eccome.

Di nuovo a Pontida: è in atto uno scambio di amorosi sensi con la Lega? «No, è il secondo anno che vado ma siamo al punto di partenza: nessuna adesione. Sono andato a Pontida per l’amicizia che mi unisce ad alcune persone e perché è una bella occasione per mantenere vivi contatti e rapporti».

Quindi non alzerà la bandierina del Carroccio? «Sono senza tessera e faccio parte di OraGhinelli. Poi non ho la sfera di cristallo e sa come si dice... mai dire mai. Però confermo che a oggi non c’è nulla di nulla».

Recentemente si è sfogato su Facebook mettendo in forse la sua partecipazione alla prossima e ormai vicina competizione elettorale... «E’ stato appunto uno sfogo, una dichiarazione emotiva che però ribadisco in tutto e per tutto anche adesso a mente fredda».

Cos’è che la infastidisce? «Il sottoscritto non è un personaggio da parata, mi piace lavorare, io voglio portare il risultato a casa ed è forse in questo che mi si può avvicinare alla Lega».

E non succede? A casa non porta nulla? «Succede, ma non come vorrei. A volte siamo imbrigliati da troppi lacci».

Si spieghi meglio... «Non mi va di avere ostacoli pretestuosi sulle cose da fare, sono stanco di avere di fronte barriere che impediscono l’attività, non mi stanno bene i tentennamenti continui di chi dice: questo no, non si può fare perché così perdiamo i voti».

A chi si riferisce in particolare? «Parlo in linea generale, non faccio il nome di tizio o quello di caio. I nomi non me li faccia fare, per carità».

Ma... «Ma ci sono fenomeni che con dieci preferenze siedono in consiglio comunale e si sentono depositari della verità, legittimati a ostacolare chi lavora».

Qualche esempio di intralcio che le ha impedito di andare a fondo in una pratica... «Penso all’ambaradan del taglio dei lecci, oppure alla storia delle telecamere della Ztl. Bisogna amministrare, non pensare a un voto in meno o in più. Il che non vuol dire che non ci debba essere dibattito e confronto con chi magari è contrario a un provvedimento».

E’ amareggiato... «Confesso di non essere sereno, il clima non è più quello in cui abbiamo iniziato l’azione amministrativa. L’ambiente si è un po’ perso, non c’è più lo sprint di una volta».

Ha dunque in animo di ritirarsi o c’è ancora spazio per ripensamenti? «L’ho detto prima, mai dire mai. Vediamo da qui a primavera che cosa succede e poi prenderò una decisione, in un senso o nell’altro. Ma in questi ultimi sei mesi continuerò a lavorare pancia in terra per la città».