Ciclone delle urne: in città il muro Pd crolla nelle periferie, Lega al 20%, su i 5 Stelle

La ex cintura rossa delle zone popolari e delle frazioni è la prima a passare di mano. Forza Italia staccata dagli alleati. Grillini sotto la media nazionale ma lanciati

spoglio schede

spoglio schede

Arezzo, 6 marzo 2018 - I resti di quello che fu un muro «rosso» durato più del Muro di Berlino crollano fragorosamente nella notte in cui Arezzo conferma la rottura con la sua tradizione di città di sinistra. Quei ruderi erano già ampiamente lesionati dalle sconfitte nelle Comunali del 1999 e del 2004 e poi dal ciclone Ghinelli del giugno 2015, ma mai era successo in un’elezione politica. Stavolta sì, stavolta viene giù tutto, prima con Tiziana Nisini che sparecchia al Senato e poi con Maurizio D’Ettore che completa l’opera alla Camera, nel voto più significativo perchè votano anche gli under 25.

E’ un tornado di centrodestra quello che gli aretini scatenano con le loro schede, in parte è anche un tornado a 5 stelle. Il Pd, ultimo erede di una lunga storia, ne resta travolto. Parlano le cifre: quello che comunque resta il partito di maggioranza relativa crolla dal 31% del 2013 e dal 35 delle amministrative 2015 al 24, Marco Donati, il deputato uscente, lascia addirittura nove lunghezze a D’Ettore (29 lui, 38 l’altro). E’ un vento che soffia con differente forza ma con la stessa direzione praticamente in tutte le zone del capoluogo. Il candidato democratico vince solo in 8 sezioni su 97, che differenza con il 2014 delle Europee quando il Pd fece cappotto in tutti i seggi, nessuno escluso.

Che il centrodestra vincesse al Giotto, in centro e nei quartieri borghesi della parte est lo si poteva dare per prevedibile, impressiona semmai la dimensione della frana nell’ex cintura rossa delle zone popolari e delle frazioni. Donati si salva solo in una sezione di Pescaiola, due di Saione e due della zona Fiorentina. Crolla Tortaia, crollano anche il Gattolino, Agazzi, Olmo, Indicatore, San Giuliano e area di Rigutino, tutte zone in cui l’uomo del Pd arriva addirittura terzo, dietro il pentastellato Lucio Bianchi.

Per il sindaco Ghinelli e la sua maggioranza di centrodestra è quasi un’assicurazione sulla vita in vista delle comunali 2020: se i numeri sono questi, la conferma si fa più facile. L’aria che tira dalle periferie sembra dire che il Pd (rema contro anche il caso Banca Etruria) si dissangua in due direzioni: sia verso la Lega nei quartieri popolari che verso i 5 stelle nelle frazioni di cintura. Da un lato paga probabilmente la questione sicurezza e quella connessa dell’immigrazione (sintomi evidenti Gattolino e Saione dove il tema è particolarmente caldo), dall’altro quello che fu il popolo di sinistra fa fatica a riconoscersi nel messaggio renziano e nel partito leggero ad esso collegato.

Più in generale Arezzo è ormai un pezzo di Nord-est, con le sue caratteristiche di imprenditorialità diffusa, di lavoro autonomo e di partite Iva, trapiantato in Toscana. Un tipo di elettorato che ha poco feeling con un Pd che ha perso i contatti con le tradizionali reti collaterali (comprese le associazioni di categoria e i sindacati) e si orienta altrove: i 5 stelle appunto ma soprattutto il centrodestra. Vale per la città ma vale anche per tutta la Valtiberina e la Valdichiana aretina, dove il centrosinistra si schianta paurosamente.

Ne approfitta soprattutto la Lega, che nel capoluogo raggiunge il 20% (terza forza aretina) e stacca di otto punti Forza Italia, che tiene ai livelli del 2015, anche se allora i consensi furono drenati dalla lista civica del sindaco. Il partito di Salvini moltiplica per 20 i voti del 2013 (allora appena lo 0,9) e raddoppia sulle comunali. Quanto a M5s, mantiene i voti del 2013 ma quasi triplica quelli amministrativi del 2015. Resta sotto la media nazionale ma è il secondo partito cittadino. Comunque un buon bottino.