Barbini: "Non corro alle politiche". Ma si candida come l'anti-Ghinelli

L'annuncio a sorpresa dell'ex leader politico. "Alle comunali sogno una sinistra unita". Mentre parte lo sprint per le candidature ormai imminenti

Tito Barbini

Tito Barbini

Arezzo, 21 gennaio 2018 - Non corre alle politiche, rinuncia alla candidatura al Senato, si impegnerà comunque per «Liberi e Uguali». Ma Tito Barbini guarda avanti, guarda alle elezioni amministrative del 2020 e di fatto, anche se non lo dice esplicitamente, intende candidarsi a sindaco alla guida di un centrosinistra unito. L’ex assessore regionale e già sindaco di Cortona, fino al 2004 esponente di punta della sinistra aretina, si rimette dunque in gioco a tutto campo.

Lo fa con una lettera aperta nella quale il passaggio centrale è il seguente: «Guardo a un impegno in prima persona nelle prossime elezioni amministrative di Arezzo. Un impegno per ricostruire una sinistra unita per riprendere a vincere in questa città. Ci sono ancora due anni di tempo per un’alternativa a questo centrodestra che ha consegnato la nostra città a quello che molti definiscono un pesante degrado civile, culturale ed economico».

E dunque, nella sua prospettiva, l’obiettivo è di ricreare un fronte unico e alternativo ad Alessandro Ghinelli; il tutto senza rinnegare l’adesione a Mdp e «Liberi e Uguali» che aveva portato a una candidatura al Senato che pareva scontata. «Credetemi, - scrive Barbini - mi avete fatto un grande onore, ma ho deciso di non accogliere questa proposta e di non candidarmi».

Continuerà a viaggiare e a scrivere libri, «ma non farò mancare il mio contributo agli amici e compagni che ad Arezzo e in Toscana si stanno impegnando con coraggio e determinazione in questa campagna elettorale. Lavorerò con loro in questi cinquanta giorni nel costruire una nuova sinistra di governo». Piena l’adesione alla «nuova sinistra aperta e inclusiva» che sta nascendo «intorno a Piero Grasso» e che «potrebbe aggregarsi un mondo che è stato essenziale nella storia politica del centrosinistra, molto più ampio di quello che non si riconosce più nel Pd.

Anche se oggi la parola d’ordine non è quella di tornare a Prodi ma di arrivare a Corbyn», per un progetto che si fonda su una realtà con «radici che affondano nelle organizzazioni sociali, nei movimenti e in una tradizione di lotte per il lavoro e per i diritti... qualcosa di più radicale, anche per la nostra città».

Da qui l’annuncio della discesa in campo alle prossime comunali, anche nella prospettiva dei movimenti che potrebbero caratterizzare la prossima fase politica. Intanto c'è un effetto immediato su «Liberi e Uguali», obbligato a trovare al Senato un altro nome forte dopo la doppia rinuncia: adesso Tito Barbini, prima ancora l’ex sindaco di Cortona Andrea Vignini. Il quadro generale, se possibile, si fa ancora più confuso quando mancano pochissimi giorni all’ufficializzazione di liste e candidati. E la considerazione vale per tutte le forze politiche.