Dall'ospedale all'inceneritore: la smart city del centrosinistra

Il candidato sindaco Ralli non parla ma i temi emergono:meno traffico, più economia circolare e riciclo. Turismo: resti la Città di Natale ma non è merito del centrodestra

Luciano Ralli

Luciano Ralli

Arezzo, 31 maggio 2020 - Luciano Ralli non parla, come gli attori del cinema muto. «Non sarebbe rispettoso nei confronti della mia ampia coalizione - dice il candidato sindaco del centrosinistra - se io rilasciassi interviste prima dell’ufficializzazione del nome e della conferenza stampa di avvio della campagna elettorale, subito dopo il ponte del 2 giugno».

Che vuol dire, che il centrosinistra è diventato afasico mentre il sindaco uscente entra tutti i giorni nelle case degli aretini grazie alle dirette dell’emergenza e della ripartenza? Che il candidato di una coalizione che va dal Pd ai calendianie a Rifondazione si è inabissato mentre il suo rivale e padrone di Palazzo Cavallo si guadagnava un vantaggio mediatico difficile da colmare come punto di riferimento degli aretini in piena crisi da virus? Alla fine, gratta gratta, i temi su cui Ralli e i suoi alleati daranno battaglia, prima nella Fase 2 o due e mezzo e poi in un’anomale sfida a due destinata a svolgersi in pieno agosto, visto che probabilmente si voterà il 21 settembre, vengono fuori.

Al centro, come è ovvio, c’è appunto la ripartenza e poi la successiva Fase 3, perchè il vero tema è quello di una città che, dicono nel centrosinistra, non può rinascere com’era e anzi va aggiornata alle questioni poste dall’emergenza. Non serve più, si spiega, la vecchia Arezzo che c’era prima, ma una smart city, capace di cogliere le sfide della mobilità, delle reti tecnologiche, dello smart working e dunque di come cambierà un’economia che è ancora ferma al palo, avvitata in una recessione di cui per ora non si vede la luce.

Per rimettere in moto le aziende, dicono nella coalizione Ralli, un Comune non può fare più di tanto, salvo sburocratizzare e fornire servizi. Il medico-candidato, tuttavia, avrebbe il vantaggio di essere in sintonia con le fonti di spesa nazionali (un governo in cui c’è il Pd) e regionali (se rivincerà l’uomo proposto dal centrosinistra, Eugenio Giani). Più in grado, insomma, rispetto a un Ghinelli all’opposizione dell’uno e dell’altro di intercettare i flussi di denaro (ingenti, si presume) della ricostruzione. Distinzione magari antipatica ma, si fa notare, quando al potere c’era la Lega succedeva la stessa cosa al contrario, col centrodestra aretino interlocutore privilegiato.

L’idea è che con quei soldi si vada a disegnare una città diversa, con mobilità (pubblica e privata, bus e traffico) più ridotta, riportando i servizi anche nei quartieri, un forte sviluppo tecnologico,anche nella burocrazia municipale e nel modo in cui tratta le pratiche, e con un cambio di rotta nel trattamenti dei rifiuti. In generale il quadro è quello della Green economy e anche dell’economia circolare. L’inceneritore non andrebbe a sparire, le discariche sì, ma in questo, si spiega, i privati sono più avanti del pubblico, aziende come la Chimet o la Safimet hanno già fatto il salto di qualità che ora deve fare anche il pubblico. Il riciclo è essenziale.

Sull’ospedale, invece, il progetto è di una radicale ristrutturazione approfittando pure della necessità di rifare il lotto più antico, non più adeguato alla normativa antisismica. Non un nuovo ospedale (nel senso che il San Donato resterebbe dov’è) ma un ospedale nuovo, con la tecnologia, i servizi, la logistica del 2020. Anche la medicina territoriale si muoverebbe in questa logica: sì alla seconda casa della salute al Baldaccio, ma complementare all’ospedale, non come un corpo estraneo. La collaborazione coi privati dell’altra sanità resterebbe, almeno nella prima fase, perchè non tutto potrà stare nel contenitore del San Donato, ma il pubblico deve restare il faro.

Infine, il turismo, nel quale si contesta che ci sia stata una rivoluzione negli ultimi anni. Ghinelli e Comanducci, si dice, sono stati bravi semmai a sfruttare l’onda della Città di Natale della Confcommercio, ma di loro ci hanno messo poco, come dimostra lo stato di abbandono della Fiera Antiquaria. Comunque, dovesse vincere Ralli, la Città di Natale resterebbe, magari spalmata in tutto il centro come la sta ripensando l’Ascom. Idem dicasi per i tavolini all’aperto col suolo pubblico gratuito: si va avanti pronti a tagliare anche altre tasse comunali. Col sindaco, dicono nel centrosinistra, che si arroga meriti che non ha: gran parte della sua manovra post-Covid viene da soldi del governo, non risorse proprie di Palazzo Cavallo.