Supermercati, allarme domeniche: "Con le chiusure l'occupazione crollerà del 10%"

Dal mondo dei carrelli un appello simile a quello dell'outlet. Fatturato previsto scivolare del 5%. Ma c'è chi non ci sta: per la Coop le conseguenze saranno minori

Firenze ha perso lo scettro di città più conveniente d’Italia per i supermercati

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Arezzo, 13 febbraio 2019 - «Previsioni? Sei miliardi di fatturato e 40 mila posti di lavoro in meno». I supermercati fanno quadrato intorno alla Federdistribuzione, l’associazione di categoria che ne tutela gli interessi «Noi ci rifacciamo alle loro posizioni» ci conferma ad esempio la Pam, che ormai parla solo dai vertici veneziani. Ma perché sia chiaro non si ferma qui. «Nel caso in cui la nuova proposta di legge venisse approvata, le chiusure domenicali potrebbero portare a un importante calo di fatturato su tutto il territorio nazionale e, di conseguenza, alla diminuzione del numero di occupati».

Quanti? Dalla Federdistribuzione ecco i numeri, quelli a tanti zeri che vi abbiamo dato. E che in percentuale corrispondono ad un calo di circa il 5% del fatturato e del 10% degli occupati. Una forbice che da Arezzo, ci spiega con chiarezza Fabrizio Grazzini, responsabile delle Conad di Castiglion Fiorentino, Olmo e presto anche di Camucia. «Quello che non incasseremo di domenica almeno in parte e con il tempo dovrebbe essere recuperato nel corso della settimana: un riposizionamento, che comunque richiederà tempo. ma per l’occupazione non finirà così».

Motivo? «Gli organici sono tenuti larghi per ragionare sui sette giorni e sui riposi, ferie che comunque devono essere garantiti». Dopo la coperta si farà più corta. E se ci fate caso la stessa stima è condivisa sia dal mondo outlet che dalla grande distribuzione. Anche se non tutti cantano nel coro. L’eccezione? Il gigante Coop. Da un anno le domeniche le riducono di loro iniziativa: rispettano tutte quelle «sacre» e nelle altre, dicembre a parte, chiudono alle 14.

«Finora non licenziamenti ma assunzioni» rispondono dall’Unicoop Firenze. ANCHE SE un piano B ce l’hanno pronto: se le aperture fossero riportate a 26, quindi la metà, a quel punto è probabile che sarebbero però a orario pieno. Ma per il resto il mondo dei carrelli è compatto: vede rosso, anzi nero. Anche la Esselunga ci rimanda alla voce di Federdistribuzione, come se il settore avesse bisogno di mostrarsi compatto davanti allo «tsunami».

E la partita non finisce tra le ruotine dei carrelli. Perché ci sono mille realtà che sull’apertura domenicale si giocano la loro partita. Esempio? Decathlon ad Arezzo per dirne una, agganciata alla Coop ma aperta a oltranza. La stessa Obi, che pure ha una quota discreta legata ai mobili, potenzialmente esentati dal giro di vite.Mentre con le orecchie dritte c’è tutto il commercio.

Il centro storico sulla carta dovrebbe essere completamente esentato dai nuovi vincoli: così come dovrebbe esserci una maxi eccezione per i negozi di vicinato rimanendo quindi su una dimensione espositiva ridotta. La rivincita delle botteghe? In realtà la preoccupazione serpeggia ovunque. Un po’ perché potrebbero tornare i complessi equilibri di confine, con aperture a macchia di leopardo.

E un po’, ecco la parola d’ordine che tiene banco, perché le vendite su web procedono 24 ore su 24. Amazon non la chiudi e non la apri per decreto: e hanno tutti l’incubo che tra i litiganti sia il terzo a godere.