Sansepolcro, il Molino Sociale Altotiberino chiude dopo 62 anni di attività

L'agricoltura della Valtiberina Toscana perde così la sua realtà pilota a causa del fallimento

La sede del Molino Sociale Altotiberino nella zona industriale di Sansepolcro

La sede del Molino Sociale Altotiberino nella zona industriale di Sansepolcro

Arezzo, 20 giugno 2018 - Una storia tristemente finita dopo 62 anni di attività. Il Molino Sociale Altotiberino di Sansepolcro non esiste più, anche se in ultimo aveva assunto le denominazioni di Società Agricola Valtiberina e Società Agroalimentare Valtiberina. Chiusa la sede principale nella zona industriale Alto Tevere, ma battenti serrati anche in quella distaccata di Selci Lama, nel Comune di San Giustino. E dire che soci e dipendenti, pur di appoggiare l’ultimo tentativo di rivitalizzazione, avevano persino rinunciato alle loro spettanze, che ora sono definitivamente sfumate. Da circa una decina di anni, il Molino Sociale navigava in cattive acque e a fine 2010 emerse l’enorme “buco” di bilancio, in termini di diversi milioni di euro. “Il risultato di gestioni più politiche che manageriali”: così era stato subito detto sul conto di una cooperativa che era stata per anni il fiore all’occhiello del territorio e della quale gli agricoltori erano i soci. Molti di loro non erano stati più pagati nella veste di fornitori e negli ultimi 3-4 anni questa struttura era finita in mani private. “Siamo qui a parlare di un fallimento; la non accettazione del concordato è soltanto il capitolo finale – ha commentato l’imprenditore agricolo biturgense Marcello Polverini, socio anche della nuova cooperativa – e la chiusura del Molino Sociale di Sansepolcro è una forte mazzata per l’agricoltura e per l’economia in generale del territorio, trattandosi della realtà pilota sul piano tecnico e commerciale. È qui che venivano effettuati gli appositi studi e gli investimenti nella ricerca delle tipologie di grano (vedi ad esempio il “bolero” e il “panda”) che meglio si adattavano al clima della nostra vallata; poi, le sementi si potevano acquistare anche altrove, ma dietro i dettami del Molino Sociale”.