Rivoluzione Chimet, parla Cristina Squarcialupi: è lei la donna forte

L'azienda diventerà più grande e brucerà meno rifiuti, è boom lingotti, il babbo Sergio insostituibile. Il fratello Andrea emarginato per Fort Knox? "No, è lui che è schivo"

Cristina Squarcialupi

Cristina Squarcialupi

Arezzo, 13 settembre 2019 - E’ LEI, Cristina, a rappresentare la famiglia Squarcialupi nelle due aziende del gruppo, UnoAerre e Chimet, da vicepresidente in una, da xonsigliere delegato nell’altra. Ruolo fondamentale, ruolo di famiglia, appunto, tanto più dopo che il babbo Sergio ha lasciato la carica di amministratore delegato di Chimet a Luca Benvenuti in quello che appare a tutti gli effetti un vero e proprio passaggio generazionale.

Come va interpretato il cambio di management in Chimet?

«Il babbo lascia per una questione di età ed era impossibile unire in una singola persona le qualità che lui ha incarnato in tutti questi anni. Ci voleva dunque una scelta di tipo manageriale».

Maturata con le risorse già in azienda...

«Appunto. Luca Benvenuti, il nuovo ad, è da tempo uno di noi e faceva già parte del cda, lui conosce a menadito i meccanismi aziendali. Nel gruppo erano anche i quattro manager nominati, che già si occupavano dei rispettivi settori. Quanto a me, la famiglia è lì, non molla».

Però non figura suo fratello Andrea. C’entra nulla la vicenda Fort Knox?

«Assolutamente no, anche perché Andrea è del tutto fuori da quella storia. E’ stato mio fratello a non voler apparire, è schivo, ritirato, non ama i riflettori. Scelta sua».

Cosa cambia nella strategia di Chimet?

«Non cambia niente se non l’ampliamento dell’azienda. Stiamo procedendo con le autorizzazioni per la compatibilità ambientale dopo il via libera della Regione».

Ampliamento osteggiato da un comitato...

«C’è un problema di fondo che riguarda la classificazione dei rifiuti. Anche quelli che lavoriamo noi sono considerati rifiuti, mentre qui facciamo economia circolare: recuperiamo e solo una parte viene termovalorizzata».

E con l’espansione brucerete di più?

«Di meno. Adesso siamo autorizzati a termovalorizzare 12500 tonnellate, con l’ampliamento mettiamo il limite a 8 mila. E non è detto di arrivare a quella quota».

Assunzioni in vista?

«Di sicuro con l’azienda più grande».

Quali figure professionali cercate?

«Operai specializzati per la produzione, ragazzi che in genere peschiamo da Itis e istituti professionali in genere. Per mansioni più elevate, ingegneri e chimici».

L’oro fisico sta avendo un boom incredibile, una manna per Chimet...

«Vendiamo all’estero, in particolare alle multinazionali che ci inviano il materiale da recuperare. Ma non commercializziamo soltanto l’oro fisico, anche sali per la galvanica e catalizzatori».

Chimet è un gigante senza problemi?

«I problemi non mancano mai, il principale è quello di non poter accettare tutti gli ordini che ci arrivano. La potenzialità sarebbe ben più grande di quella attuale». Ultimo pensiero... «Ai dipendenti e a mio padre. Dovevo far parte del board, soprattutto per rispetto a loro».