Pensioni, febbre per la "quota 100": oltre mille richieste, una platea di 9000 persone

Assalto ai patronati: le fasce interessate sono quelle nate dal 1957 al 1959. Previsto un esodo dalla sanità e dalla scuola: l'età minima richiesta è 62 anni

Quota 100

Quota 100

Arezzo, 8 febbraio 2019 - Una processione. Una marea di gente che si incammina alla volta dei patronati con il miraggio della quota 100. Insomma, una voglia matta di scappare dal lavoro soprattutto in un settore: il pubblico impiego. Enti locali, sanità e scuola potrebbero dunque vedere nel giro di un triennio un esodo di massa, «ed è anche comprensibile», chiosa Alessandro Mugnai, segretario provinciale della Cgil.

«E’ qui - insiste - che rileviamo le situazioni più pesanti, dove drastico è stato il taglio degli organici e limitato il turn over, dove il lavoro diventa a volte insostenibile e usurante». La processione appunto. Solo nei dieci uffici in provincia del patronato Inca si sono presentate nell’ultima settimana ben 620 persone. E poiché l’ufficio della Cgil copre circa il 50% delle richieste, seguito da Cisl e Acli, è ipotizzabile che complessivamente siano stati circa 1200, spalmati nei vari patronati, gli aspiranti alla quota 100.

«Oltre ogni previsione - spiega Giancarlo Gambineri, responsabile Inca - e nel 40% dei casi si tratta di diipendenti del pubblico impiego». Aggiungendo che ancora in molti non hanno ben chiaro quali requisiti servano per arrivare alla pensione attraverso la scorciatoia di legge. «I paletti - ricorda - sono due: l’età minima è 62 anni, non ne ha invece diritto un sessantenne che ha maturato quarant’anni di lavoro». Insomma, il calcolo parte da 62 a cui vanno aggiunti 38 anni di contributi: anche un mese meno e addio al vitalizio anticipato.

Sempre restano in tema, dei 620 che si sono presentati allo sportello della Cgil, quasi tutti avevano diritto di effettuare la richiesta e dal patronato sono partite 250 domande per l’accesso. La prima tranche dei tre anni nei quali al momento è aperta la finestra, riguarda i nati nell’anno 1957, a seguire il ’58 e il ’59. Ma quanto è vasta la platea dei potenziali aventi diritto? Stime esatte non è al momento possibile fornirle, rilevazioni empiriche portano a supporre che gli aventi diritto siano circa tremila per ognuno dei tre anni, dunque novemila in totale.

Esiste peraltro nella normativa una clausola di salvaguardia, e cioè che sarà l’Inps a notificare quando i fondi a disposizione saranno finiti. Un margine d’incertezza va quindi considerato. Se tutti approfittassero della quota 100, e se i fondi a disposizione risultassero sufficienti per soddisfare tutte le richieste, potremmo assistere a un esodo di massa, a migliaia e migliaia di nuovi pensionati che lascerebbero vacante il loro posto di lavoro.

«Ma è questo il problema di fondo - è il pensiero di Alessandro Mugnai - ci saranno le assunzioni per riempire questi vuoti? E quante potranno essere in percentuale rispetto alle uscite? E’ la domanda drammatica che mi pongo e alla quale non so dare risposta. Ma da ciò dipende, alla fine, il successo della novità».

Aggiunge ancora il segretario della Cgil: «Sia chiaro, la quota 100 non è il superamento della Fornero, sblocca la situazione nell’immediato ma non sana il problema terribile del precariato delle giovani generazioni, sottoposte a contratti di ogni genere e senza alcuna garanzia di stabilità».