Oro, da oggi via alla mostra: caccia agli affari di fine stagione

Il quadro macroeconomico resta difficile però il sistema Arezzo regge meglio degli altri distretti: export a quota 943 milioni con una lieve crescita ma boom 2017 lontano

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Arezzo, 19 ottobre 2018 - Il clima nel quale loro cercheranno di fare il pieno degli ordini per la stagione di Natale non è esattamente il migliore: ieri lo spread ha toccato quota 327, il picco massimo degli ultimi cinque anni, l’Europa continua a bocciare la manovra del governo gialloverde, tra gli addetti ai lavori c’è un clima di diffuso scetticismo sulle speranze di crescita per i prossimi anni. Ma questo è il contorno.

Come si dice, business is business e non saranno certo i dubbi sulla politica economica nazionale a raffreddare la voglia delle aziende presenti a Gold Italy (circa trecento, soprattutto aretine, come è ovvio, ma anche delle altre capitali dell’oro) di guadagnarsi lo spazio per uno sprint nell’ultimo scorcio di questo 2018 dai contorni ancora incerti, di sicuro peggiore dell’anno che lo ha preceduto ma almeno in questo distretto su livelli decorosi.

I numeri allora, che dominano la vigilia dell’inaugurazione, cui domattina al Palaffari saranno presenti tutte le autorità locali e l’assessore regionale alle attività produttive Stefano Ciuoffo. Manca il grande nome, ma spiegano gli organizzatori che non l’hanno neppure cercato: volevano una Fiera, la seconda dell’anno dopo Oro Arezzo di primavera, che fosse orientata agli affari, in particolare quelli delle feste di fine anno, e non alla passerella dei soliti noti.

Bene, le cifre sono fondamentalmente quelle dell’export, visto che il mercato interno continua a dare scarsi segni di ripresa e quindi le uniche prospettive di rilancio vengono dagli affari oltre confine.

Da questo punto di vista, il distretto aretino, il più importante per aziende e addetti, regge nonostante tutto. Certo, il 5 per cento di crescita del 2017 pare una chimera, ma mentre Vicenza e Valenza arrancano, gli orafi nostrani tengono il punto: 943 milioni di export contro i 942 dell’anno passato, nella vita c’è di peggio. Le paure sono tutte per la congiuntura economica nazionale e internazionale.

In Italia gli operatori tirano i remi in barca per capire come va a finire, in Europa si profila già lo scontro fra sovranisti e federalisti in vista delle elezioni continentali di primavera, nel mondo si fa sentire l’effetto Trump, il presidente americano più discusso degli ultimi anni. Il tutto può tradursi in due situazioni quantomai tenute anche nel settore dei gioielli: innanzitutto una stretta creditizia che penalizzi le imprese, a cominciare da quelle orafe, e poi un ritorno della corsa all’oro come bene rifugio in tempi di diffusa incertezza. Significherebbe aumento del prezzo della materia prima e questo storicamente ha sempre significato difficoltà per chi si muove nel mondo dei preziosi.

Ma i dati macroeconomici di prospettiva non possono paralizzare chi intanto deve fare affari per andare avanti. C’è un orizzonte molto più breve che è quello dei mesi da qui a Natale, tradizionalmente stagione ricca per le aziende del settore. Ecco allora il senso vero di questa edizione di Gold Italy: rastrellare quanto più possibile sul tavolo degli ordinativi dei buyers presenti in modo massiccio a Palaffari. Nasce così la grande novità: la piataforma digitale per fare incontrare domanda e offerta, compratori specializzati e ditte venditrici.

Ogni ditta presente può fissare fino a 12 appuntamenti virtuali che poi diventeranno reali tra gli stand della mostra. Prima ancora del taglio del nastro ci sono già più di 600 incontri fissati. Volendo, in fiera c’è anche il Cash and carry: compra e porta via (ovviamente i prodotti pronti). Infine il packaging, cioè l’imballaggio della merce, con le soluzioni personalizzate dei professionisti del ramo. Domani si parte, lunedì, alla chiusura, si fanno i conti: che Natale sarà per l’oro? La risposta alla tre giorni di Gold Italy