L'oro ritrova l'America: export, balzo del 21% a fine 2017. Frenata Dubai, corsa moda

Per il resto il rallentamento di fine anno caratterizza tutti i settori con l'unica eccezione degli States. Ancora nessun indicatore 2018 ma il clima è positivo. Pelletteria record

O_5122831_132349

O_5122831_132349

Arezzo, 22 maggio 2018 - Non hanno paura neppure del fantasma di Trump e dei suoi dazi protezionistici. Già, gli orafi aretini si buttano a pesce sul mercato degli States ed è il dato portante dell’ultimo trimestre 2017, quello che consente di chiudere largamente in positivo l’export dell’anno, nonostante la frenata di Natale che caratterizza non solo i gioielli ma un po’ tutti i settori portanti della manifattura locale, a cominciare dal distretto della pelletteria di Prada e le sue sorelle. Fa eccezione l’abbigliamento, che parte piano e poi accelera progressivamente, con uno sprint finale di tutto riguardo.

Eccolo il quadro dell’economia aretina per come esce dal consueto rapporto Monitor di IntesaCassa di risparmio, quello che chiude il cerchio del 2017 con i numeri degli ultimi tre mesi e quelli complessivi. Tutto sommato, ne esce il ritratto di una realtà produttiva nella quale la ripresa si conferma e si consolida, sia pure con riferimento principale all’export. Manca ancora il polso su questo primo scorcio di 2018, ma le prime impressioni (i dati sono ancora in corso di elaborazione) è che l’evoluzione in positivo continui e anzi si accentui, anche se da marzo in poi ci sono da fare i conti con le incognite della politica.

Ma torniamo al Monitor. Il distretto dell’oro (sempre il secondo della Toscana, dopo la pelletteria fiorentina) chiude l’anno (e già si sapeva dai numeri della Camera di Commercio) a un miliardo e 913 milioni di export, con un saldo positivo del 5,5% sul 2016. La vera novità dell’ultima parte del 2017 è la corsa verso gli States, con uno squillante 21% di crescita nell’ultimo trimestre che va a compensare un andamento alterno nei primi mesi: stagnazione (-05) nel primo trimestre, miniboom (+13) nel secondo, ancora caduta nel terzo (-4,6). La media finale è del 7,7% per un valore assoluto di 158 milioni, undici più rispetto ai dodici mesi precedenti.

Il tutto mentre nel trimestre conclusivo frenano Hong Kong e la Turchia (7,7 e 6 rispetto alle medie annuali del 21,6 e del 22,8) e inciampa di nuovo Dubai (-13,7 dopo il +16 dei tre mesi precedenti). Vuol dire che a Natale gli orafi aretini virano massicciamente verso il mercato americano, senza farsi intimidire dalle ricorrenti voci di una stretta sull’export del presidente in carica. Lo confermano anche le cifre di Santo Domingo, sostanzialmente un canale parallelo di accesso agli States: 88 milioni di esportazioni nel 2017, più 11% nei tre mesi finali.

La somma di Usa, Repubblica Dominicana e Panama (un altro cortile di casa degli Stati Uniti) vale circa 300 milioni. Più del secondo mercato ufficiale quello di Hong Kong (270 milioni) e persino più di quanto esporta Vicenza, per la quale gli Usa sono il primo sbocco (256 milioni). L’America sta tornando «Lamerica» dei tempi d’oro, non solo metaforici.

Ma il vero fenomeno dell’anno è il distretto aretino della pelletteria, cioè Prada & C. Nel 2017 le esportazioni crescono del 30%, con un balzo da 460 a 611 milioni. E’ vero che anche qui c’è un rallentamento nell’ultimo trimestre (con crescita dell’export che si ferma al 16%), ma prima erano state toccate punte straordinarie, come il 48% di fine estate. Nel complesso, è l’intero comparto della moda che corre a briglie sciolte.

La ripresa è evidente pure nell’abbigliamento: i 291 milioni di export del 2016 diventano 356, il 22% in più con una punta del 32 a fine anno. I tre distretti portanti della manifattura aretina valgono insieme 2,8 mliardi di esportazioni su 15 della Toscana. Un quinto del totale con un decimo della popolazione. E’ un altro record di un’economia che ripreso a tirare.