Fiere orafe, tutte le strade portano a Ieg: ma i tempi del "sì" slittano a dopo gennaio?

I soci pubblici verso una richiesta di proroga al gigante riminese: strumento? Assemblea straordinaria convocata da un consiglio monco, ai nuovi dirigenti solo 24 ore per decidere

L'ingresso di Oro Arezzo

L'ingresso di Oro Arezzo

Arezzo, 16 gennaio 2019 - Il giorno dopo la lettera di revoca, mentre il diretto interessato Andrea Boldi, presidente di Arezzo Fiere, resiste ancora all’assedio, si guarda già oltre il dito, secondo la metafora di qualcuno, in direzione della luna, cioè l’accordo con il gigante riminese-vicentino Ieg per la vendita delle fiere orafe. In discussione sembrano esserci solo tempi e termini della cessione, perchè tutti paiono convinti che all’affare non ci siano alternative.

Così come, però, tutti danno per scontato che la trattativa finale dovranno portarla a conclusione il nuovo presidente e il nuovo Cda che usciranno dall’assemblea dei soci del 30 gennaio. Già, l’assemblea del 30 gennaio. Teoricamente ha all’ordine del giorno proprio la risposta alla richiesta irrevocabile di acquisto presentata formalmente il 28 dicembre.

E però i soci di Arezzo Fiere sembrano compatti nel ritenere che non è quella la deadline, l’ultima data, e che anzi si deve andare oltre per focalizzare meglio la questione. Il marchingegno giuridico potrebbe essere quello del Cda monco che ha convocato l’assemblea (straordinaria nella parte relativa alla cessione) senza avere i poteri per farlo nella sua composizione ridotta a due soli membri, lo stesso Boldi e il rappresentante della Regione Elio Vitali. Ma c’è anche il problema di amministratori che entrerebbero in carica il 30 con sole 24 ore per dar risposta al contratto della vita.

La speranza è che nemmeno Ieg, con cui in queste ore i soci pubblici avrebbero in corso una serie di contatti informali, abbia interesse a tirare la corda e che quindi il via libera alla vendita (da rinegoziare in alcuni aspetti) possa slittare da un paio di settimane a un mese. Gli scenari possibili sono due: o procedere sulla strada dell’alienazione definitiva delle sole fiere orafe, che sembra per ora la strada più realistica, oppure, come vagheggia qualcuno, provare a trattare la cessione dell’intera Arezzo Fiere, ma pare una strada per ora difficile.

Il tempo che eventualmente si dovesse concordare con Ieg oltre il 31 gennaio sarebbe dedicato all’approfondimento di una proposta i cui termini esatti, compresi gli allegati, i soci pubblici dicono di avere a disposizione solo da pochi giorni, troppo pochi per arrivare a un giudizio definitivo. Ma i tecnici che hanno avuto modo di esaminare le carte spiegano che la cifra di 5,2 milioni offerta da Rimini pare a prima vista abbastanza adeguata al reale valore.

Oltretutto, sia pure con un pagamento rateale in cinque anni (migliorabile?), darebbe ad Arezzo Fiere la liquidità per gestire i debiti a breve e impostare un piano industriale che dovrebbe prevedere la nomina di un direttore generale.

Il nuovo Cda dovrebbe essere di sei o sette membri: due alla Provincia ( o in alternativa alla Regione, che ora ne ha uno), uno al Comune, uno alle banche socie, uno alla Camera di Commercio e uno alle categorie. Da questi ultimi due dovrebbero uscire presidente e vice: probabilmente un rappresentante di categoria (di Confartigianato come Boldi?) e un noto professionista. Ma sui nomi è top secret per non bruciarli.