Fiera orafa oggi verso la chiusura: ma la crisi libica frena gli affari

Operatori tra spiragli di ripresa e preoccupazioni. Gori: "L'evento è caduto in un momento critico, il Medio Oriente resta decisivo". Il dato degli ordinativi

La mostra dell'oro

La mostra dell'oro

Arezzo, 9 aprile 2019 - Cala il sipario oggi su Oro Arezzo. Fiera bella e organizzata. E’ un coro quello degli operatori anche se, tanto per cambiare, non mancano le problematiche. Sulla manifestazione poco da dire, le vetrine sono splendide ed esaltano la manifattura aretina e italiana. Sentite Tommaso Cerno, giornalista e senatore Pd, ospite dello stand di Bruno Tommassini: «OroArezzo è la dimostrazione della capacità imprenditoriale italiana di vincere la sfida, anche contro la crisi. E’ l’invenzione, soprattutto aretina, di inventare preziosi gioielli che non sono preziosi, nel senso che può comprarli anche la gente che non ha tanti soldi in tasca».

E’ l’esaltazione, secondo Cerno, della capacità artigiana, dell’occhio che guarda verso l’oggetto prodotto ma guarda anche oltre, «verso la luna». Poesia a parte, tra gli espositori la soddisfazione si abbina ai timori. Ecco Gianni Gori, titolare del gruppo Graziella, tra i più importanti nel panorama orafo non solo aretino: «La fiera è piccola ma bella, funziona bene, noto anche movimenti interessanti e non mancano le trattative con i tanti buyers arrivati ad Arezzo. E di sicuro la città sta facendo un’ottima figura».

Ma c’è un però: «Purtroppo l’evento è caduto in un momento poco felice ed è stata una vera disdetta. Ciò che sta accadendo in Libia, e che ovviamente non era prevedibile nei tempi, sta frenando l’intero mercato del Medioriente che per noi resta ancora il più significativo. La miccia libica spaventa anche gli altri, a Dubai si guardano intorno e altrettanto fanno tutti i Paesi dell’area».

Un peccato, commenta Gori. «Eh sì, si stava ricreando negli ultimi mesi un incoraggiante entusiasmo che aveva contagiato anche la Turchia, nazione anc’essa particoalrmente esposta ai venti di crisi mediorientali. E adesso stiamo di nuovo cadendo in un periodo pieno zeppo di incognite. Però si va avanti, anche questo conta». C’è un altro aspetto che non rende felici gli imprenditori presenti in fiera.

Un espositore vicentino: «Il guaio è sempre il solito, il troppo affollamento degli eventi fieristici. Sono appena tornato da Istanbul e subito mi ritrovo ad Arezzo, un expo dietro l’altro senza soluzione di continuità. Bisogna mettere un freno, altrimenti questo tipo di manifestazioni perderà di significato». In compenso gli stand del palaffari continuano a essere affollatissimi e finora. a spanne, è stata replicata la quota record di circa diecimila presenze.

Non c’è ovviamente un numeratore, impossibile calcolare con esattezza i visitatori ma la netta sensazione, confermata da fonti vicine all’organizzazione, è proprio quella. Conti più precisi potranno essere fatti soltanto a fine manifestazione anche se ciò che più importa, al di là delle presenze, sono gli ordinativi che affluiranno in questi giorni negli stand. E pure quello non sarà sufficiente ma soltanto indicativo, visto che gli ordinativi vanno confermati. Oppure disdetti. E lo sapremo fra alcune settimane. Il clima è però moderatamente fiducioso anche se la parola d’ordine è una: piedi di piombo.