Fiera a picco, futuro a rischio: espositori ko, piano d'emergenza o in tanti diranno addio

Un'ennesima giornata rovinata dalla pioggia. Necessarie misure straordinarie, a cominciare da un percorso protetto, e giornate di recupero

La Fiera sotto la pioggia

La Fiera sotto la pioggia

3 febbraio 2019 - Non sanno più a chi tendere la mano. Perfino chi chiede l’elemosina gira sconsolato tra i sentieri perduti della Fiera. Che incassa un’altra giornata da lupi. Pioggia implacabile tutto il giorno, preceduta di mattina da un vento che ha rischiato di far cancellare l’evento. Che però è cancellato nei fatti, almeno di sabato.

Banchi a lungo chiusi, arrivi scarsi: pochi gli affari e tavoli vuoti nei ristoranti e nelle trattorie del centro. Se piove non è colpa di nessuno, ci mancherebbe. Però perfino l’agricoltura ricorre a piani d’emergenza a fronte di calamità naturali. Le giornate perse nell’ultimo anno sono a memoria almeno otto: come dire un terzo del totale. Sarebbe come se un albergo chiudesse 4 mesi su dodici o se una partita si giocasse non 90 ma 60 minuti. Gli operatori sono allo stremo e chiedono aiuto.

Perché in una giornata come quella di ieri arrivano, spendono di benzina e di pranzo se non spesso anche di albergo, e ripartono dopo 14 ore di lavoro con incassi inferiori alle spese. Il rischio è che in tanti dicano addio: già il mancato pagamento del Durc da parte di una bella fetta di espositori era un primo campanello d’allarme.

Cosa fare? La Nazione ha rilanciato spesso il problema, le risposte non arrivano. Complicate? Certo, ma la storia della Fiera non è mai scappata davanti alle difficoltà. Ivan Bruschi a volte aveva aperto le porte della galleria ad alcuni operatori. L’ipotesi di un piano per la pioggia è sempre stata bocciata con un sorriso, da qualunque giunta. Eppure il nostro è un centro pieno di risorse: non ci sono solo le Logge Vasari, c’è il chiostro del Petrarca, c’è la galleria Guido Monaco, ci sono i Portici di via Roma pur occupati di sabato dai banchi della gastronomia.

E tanti altri spazi assolutamente «asciutti» su tutto il percorso. Una toppa? Un itinerario frammentato? Certo: ma a mali estremi a volte si può ricorrere ad estremi rimedi. Certo in questo quadro sembra impensabile che non venga rimessa subito in calendario la Fiera, pur straordinaria, del 25 aprile: lì, nel centro, senza trovargli sedi avventurose. Perché a chi con coraggio arriva perfino sotto la tormenta (anche ieri in 175...) devi offrire giornate di recupero.

Ci sono fiere che sui festivi (da Pasquetta al primo maggio all’otto dicembre) hanno costruito la loro scalata. Impossibile anche questo? E ancora: venire incontro sulle spese, proprio come avviene nei momenti di emergenza. O esercitare un briciolo di elasticità. Ieri qualche operatore davanti alle voragini che si aprivano sul percorso aveva chiesto ai vigili di allargarsi nello spazio di fianco: gli è stato proibito.

E’ vero, la regola e la Tosap non lo prevedono: ma possibile che un «buco» sia preferito ad un banco di fortuna? Il paradosso gongola, la logica no. La Fiera ha appena compiuto 50 anni: ma non sarà un po’ giovane per mandarla in pensione?