Export in frenata: arretra l'oro, precipita la pelletteria. Ma il fatturato non crolla

I tre distretti aretini in complesso nel primo trimestre valgono un sesto del totale regionale. Lo stop principale arriva da Hong Kong. Sale solo l'abbigliamento

Operaio al lavoro

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Arezzo, 26 luglio 2018 - Non è stato un bel principio di 2018: quel poco di ripresa che c’era (nel 2017 aveva gonfiato le vele al vento) si è improvvisamente infiacchita nelle secche di un trimestre, il primo dell’anno, del nostro scontento. Non è una novità, già a dirlo c’erano i numeri della Camera di Commercio, ma adesso la conferma arriva anche dal consueto rapporto Monitor (l’osservatorio di Intesa-Cassa di Risparmio Firenze) sull’andamento dei distretti.

Si ferma l’oro, anzi va all’indietro, precipita la moda, regge soltanto l’abbigliamento, ma con una secca frenata rispetto ai ritmi da record del 2017. E’ tutta la manifattura aretina, insomma, che si prende una pausa.

Solo congiuntura? L’ardua risposta ai prossimi mesi. Di sicuro le nostre imprese vanno in controtendenza rispetto a un trend che nel paese è perlopiù positivo: cresce la Lombardia e cresce anche il Nord-est, ossia il cuore pulsante dell’economia nazionale, rispetto al quale segnano il passo solo il Friuli e l’Emilia, ma con un rallentamento meno accentuato di Arezzo, che perde la scia anche della Toscana nel suo complesso, in aumento del 2 per cento.

L’oro, al contrario, perde nel primo trimestre 2018, il 2,6 per cento (441 milioni contro 453), con una flessione che interessa quasi tutti i mercati principali di sbocco. Dubai, e si sapeva che la tassazione aveva comportato dei problemi che adesso potrebbero essere risolti grazie alla cancellazione delle imposte aggiuntive, è l’occhio del ciclone: 101 milioni di gioielli esportati contro 125, con una contrazione drastica del 19,3 per cento rispetto a un 2017 che pure non era stato eccezionale.

La sorpresa, relativa visti i dati già noti di Camera di Commercio, viene semmai da Hong Kong, al primo brusco stop dopo anni di corsa sfrenata. Il calo sul secondo mercato, la porta dell’oriente, è dell’8 per cento, a fronte di un dato 2017 del più 20.

Idem dicasi per gli Stati Uniti e la collegata Repubblica Dominicana, in cifra doppia di perdita dopo una fine di 2017 che aveva fatto sperare. I dati positivi vengono semmai dalla Turchia, che continua a volare (17,4 di aumento) e dal Libano, numeri assoluti ancora modesti ma percentuale da primato (40 per cento).

Forse sta nascendo un polo del Medio Oriente alternativo a Dubai. E se l'oro ha smesso di luccicare, di certo non brilla neppure la pelletteria del cosiddetto distretto di Prada: la crescita del 2017 era stata sensazionale (più 32 per cento), il crollo di inizio 2018 altrettanto fragoroso: meno 29. Magari è solo una piccola crisi di assestamento, ma per saperlo bisognerà aspettare il prosieguo dell’anno.

Che continua in positivo per l’altro comparto della moda, l’abbigliamento, il cui export è in salita del 7 per cento ma a fronte del 22 dell’anno scorso. Anche qui, dunque, la frenata c’è. Il che non toglie che i tre distretti aretini nel loro complesso valgano ancora, nel primo trimestre, 700 milioni di esportazioni, un sesto del totale regionale. La nostra manifattura soffre ma non crolla.