E' fallita la Del Tongo, la rabbia di Laura: "Senza parole, eravamo pronti a rilanciare"

"Abbiamo sempre pagato tutti gli stipendi, tredicesime comprese: così 60 persone sono a piedi". La scelta del giudice dopo l'istanza del Pm. "Mazzata mentre stavamo ripartendo"

Laura Del Tongo

Laura Del Tongo

Arezzo, 30 gennaio 2018 -

Arezzo, 30 gennaio 2018 - Tramonta il sole sulla Del Tongo, tramonta il sole sulla più grande industria di cucine dell’aretino, tramonta il sole su una storia durata 64 anni. Tramonta con la sentenza di fallimento ufficializzata ieri dal giudice Antonio Picardi. Nel tardo pomeriggio, a chiusura di una suspense che sotto traccia covava dall’udienza dell’11 gennaio.

Ed è subito polemica, perchè Laura Del Tongo, la donna forte della seconda generazione di famiglia contesta il verdetto senza mezze frasi: «Non ho parole, eravamo pronti a fare la nostra parte per rilanciare l’azienda. E’ un altro colpo per l’economia di questo territorio». La Del Tongo era da anni in concordato di continuità, il che significa che la proprietà continuava a gestire la fabbrica di Tegoleto, affiancata da un gruppo di commissari.

Per una parte del concordato, tuttavia, era stato nominato un liquidatore, il commercialista Alessandro Sabatini, che ha ritenuto ci fossero nella contabilità aspetti che non tornavano, sull’anticipazione delle imposte. A quel punto ha inviato la sua relazione in procura. Del caso si è occupata il Pm Julia Maggiore che ha poi avanzato l’istanza di fallimento sulla base della quale si è svolta l’udienza dell’11 gennaio.

Lì la proprietà si è presentata con un proprio piano, opponendosi all’istanza con memorie presentate dagli avvocati Stefano Tenti, Luca Berbeglia e Roberto Cordeiro Guerra, professore di diritto all’università di Firenze. Ragioni che evidentemente non hanno convinto il giudice Picardi. E così, a distanza di quindici giorni, è arrivata questa ennesima dichiarazione di fallimento, una delle più eccellenti mai decise dal tribunale.

In tarda serata la voce di Laura Del Tongo è tesa, al tempo stesso affranta e arrabbiata: «Non è possibile, stavamo vedendo la luce in fondo al tunnel dopo anni difficilissimi. Eppure gli stipendi li abbiamo sempre pagati, comprese le ultime tredicesime. Adesso ci sono sessanta famiglie che soffrono con noi di questa situazione drammatica. Dire che eravamo pronti a conferire altri beni di famiglia».

L’imprenditrice ammette che «non sempre l’andamento dell’azienda era stato in linea col piano di rientro, ma - dice - finalmente stava arrivando un po’ di ripresa. Le cose stavano migliorando ed invece ecco questa mazzata che fa sparire un altro nome storico della nostra economia». La crisi, conferma, non è nata ieri. Il colpo più duro, spiega, è venuto probabilmente dal ko cui la Del Tongo è andata incontro con l’affare Libia del 2009. «Ci abbiamo rimesso un sacco di soldi».

Allora lo storico marchio di cucine aveva trattato con Gheddafi una commessa per la fornitura di arredamenti completi al nuovo Hotel Sheraton di Tripoli. Sembrava la salvezza, invece è diventato una ghigliottina, perchè la situazione politica libica degenerò quasi subito, in un clima di sempre maggiore instabilità politica concluso dalla cacciata del Colonnello e dalla sua morte.

Una stangata che ha segnato la storia della Del Tongo, nata nel 1954 ad opera dei fratelli Pasquale (il padre di Laura) e Stefano morto di recente. Seguirono, soprattutto all’epoca del boom, anni di gloria, culminati nella nascita della squadra di ciclismo capitanata da Giuseppe Saronni. Il marchio divenne famoso ovunque, ora la fine.