Del Tongo: domani anche la storia all'asta con il marchio e lo stabilimento

Ultimo atto dopo il fallimento dello storico brand: stabilimento in vendita, base di 20 milioni. Dalla nascita negli anni ’50 al boom al tramonto dell’impero delle cucine

Pasquale Del Tongo con Saronni

Pasquale Del Tongo con Saronni

Arezzo, 26 giugno 2019 - L’ultimo sprint, ahinoi, non è riservato ai campioni di ciclismo come Giuseppe Saronni, storico portacolore del marchio, ma ai potenziali acquirenti, ammesso che ce ne siano, dell’asta che si svolgerà domani sui resti della Del Tongo, un impero delle cucine componibili ai tempi d’oro, ma ormai da oltre un anno solo un’altra azienda fallita.

Quindici mesi non sono bastati nè a far ripartire il marchio di Tegoleto, comune di Civitella ma alle porte di Arezzo, nel cuore della Valdichiana, con l’esercizio provvisorio, che pure era parso all’inizio, nel gennaio 2018 del crac, una possibilità concreta, nè a concretizzare la trattativa con la Sigel di Empoli, che si era fatta avanti in un primo momento per una trattativa che non ha avuto sbocco.

E in precedenza, un altro anno non era servito ad evitare la sentenza di fallimento. La famiglia Del Tongo aveva messo nel lotto persino la grande villa con tenuta di Vitereta, in Valdarno, ma anche in quel caso i contatti con i Ferragamo dell’attiguo Borro non erano andati a buon fine. E’ il tramonto di un impero sul quale sembrava non dovesse mai calare il sole. I fratelli Stefano e Pasquale Del Tongo, fondatori dell’azienda alla metà degli anni ’50, si erano fatti da soli.

Self made men che avevano approfittato del boom e della moda delle «cucine all’americana», sogno delle famiglie italiane del Miracolo Economico, per creare un brand che si era affermato ben oltre le origini aretine. Centinaia di dipendenti e poi il grande stabilimento di Tegoleto, quello che adesso va all’asta, macchinari e capannoni, per una base di circa 20 milioni.

Non erano mancati neppure i momenti di scomoda notorietà, come quando fu rapito da una banda sarda, nel 1980, il piccolo Francesco, figlio di Pasquale. Per ottenerne la liberazione fu necessaria una lunga trattativa e il pagamento di un congruo riscatto. Ma la fama vera per la Del Tongo arrivò con il varo della squadra di ciclismo professionistico, un autentico wunderteam che per dieci anni ha dominato il mondo delle bici.

Basterà ricordare il titolo mondiale ottenuto da Saronni nel 1982, il primo alloro, e il successo di «Coppino» Chioccioli al Giro d’Italia del 1991, ultimo successo prima del ritiro. In squadra anche altri giganti del ciclismo come Giovan Battista Baronchelli e Mario Cipollini. Negli ultimi anni, i fratelli fondatori avevano lasciato progressivamente spazio alla seconda generazione, impersonata soprattutto da Laura Del Tongo, figlia di Pasquale, amministratore delegato e anche prima donna a entrare nel Cda di Banca Etruria.

Era stata lei a trattare con Gheddafi e il suo entourage un colossale affare che nel 2009 portò alla commessa per l’arredo di un grande albergo e di altre strutture del regime. Pareva l’ancora di salvezza della Del Tongo, si è rivelato invece il colpo di scure, perchè la caduta del Colonnello e quindi i milioni perduti lasciarono un buco nei conti dal quale l’azienda non si più ripresa.

Fino al fallimento e adesso all’asta. Che avrà un’altra tappa a settembre dopo quella di domani. In vendita tutto: capannoni, macchinari, terreni circostanti e pure i marchi, a cominciare dal più famoso. Non c’è più un uomo solo al comando e la sua maglia non è quella della Del Tongo.