"Crisi? Abbiamo attraversato l'inferno ma siamo quasi fuori": il congedo di Fabianelli

L'ex presidente degli industriali ottimista sulla ripresa. "Ma ora è il momento di accelerare sulle grandi infrastrutture o sarà tutto inutile"

Fabianelli e Squinzi

Fabianelli e Squinzi

Arezzo, 17 novembre 2017 - Lascia dopo sei anni la presidenza di Confindustria e lo stato d’animo di Andrea Fabianelli, imprenditore della pasta, è a metà fra il sollievo e il dispiacere.

Ormai ex presidente, che effetto fa? «Effetto strano. Da una parte sono sollevato perchè in questi anni una fetta di vita, anche bella grossa, l’ho dedicata a favore del sistema. D’altro canto questa era la mia, la nostra creatura; siamo riusciti a creare una Confindustria unica nella Toscana del sud e abbandonare il pargolo proprio adesso un po’ dispiace».

Si è trovato al timone di una barca in mezzo alla tempesta. Ne siete venuti fuori? «Ho fatto il presidente negli anni peggiori dell’economia, solo in provincia di Arezzo ho visto morire quasi un centinaio di aziende. E non è stato facile supportare da via Roma un mondo che aveva bisogno di aiuto. Per non farci mancare nulla abbiamo avuto pure il gigantesco problema di Banca Etruria con i riflessi che voi tutti conoscete. Ma siamo ancora qui, posso dire che siamo riusciti nel nostro compito».

Lascia l’incarico nel momento in cui, finalmente si vede la ripresa... «Sei anni sono lunghi e ricordo che, causa fusione, ne ho fatti due in più di quanto previsto. La ripresa? Posso confermare che i segnali ci sono eccome, l’intero sistema imprenditoriale aretino sta riprendendosi pur in mezzo a tanti alti e bassi, legati in particolare al settore dell’oro, per noi fondamentale. L’oro ha avuto grandi balzi, altrettanto grandi discese e adesso è in una fase internedia. Ma sono ottimista».

Quale ingrediente manca per un nuovo decollo economico? «E’ indispensabile investire nelle infrastrutture e non soltanto stradali, ferroviarie o aeree. Parlo anche delle infostrutture che ci mancano come il pane. Prendiamo ad esempio la fibra: è possibile che tante zone, compresa la mia Castiglion Fiorentino, ne siano ancora sprovviste? E questo significa perdita di business e ritardi nello sviluppo».

Cosa cambia per le aziende aretine dopo il suo addio? «Non cambia nulla e Arezzo continua a essere rappresentata ai massimi livelli. Fabrizio Bernini, di Zucchetti, è il vicepresidente esecutivo e in giunta siamo rappresentati anche da Cristina Squarcialupi e da Dario Bonauguri. Il direttore, motore dell’associazione, resta Massimiliano Musumeci».

Lei cosa farà adesso in Confindustria? «Sono il past president e ricopro un incarico nelle commissioni a livello nazionale. Rimango ovviamente vicepresidente della Camera di Commercio».

Poi il pastificio... «Sto parlando mentre mi ritrovo in aeroporto in partenza per l’Ecuador, il lavoro in pastificio riparte a tempo pieno».

Come è riuscito a mettere insieme tutto in questi anni? «Ho potuto svolgere il mio ruolo in associazione grazie all’impegno dei miei familiari che hanno sopperito egregiamente alle mie tante assenze. Ora di assenze ne farò molte meno».

Torniamo a Confindustria: è destinato a svilupparsi il disegno partito con la fusione nell’are sud? «Ormai i confini non esistono più, la Toscana meridionale è un’entità unica e il prossimo passo dovrà essere quello di una sola associazione a livello regionale».

Sergio Rossi