"Artigiani, un'azienda su tre a rischio chiusura": allarme dopo la zona rossa in provincia

I dati della Confartigianato parlano di un 32% delle imprese toscane in gravissima difficoltà. "E lo stop ora imposto ad Arezzo, Prato e Pistoia aggrava la situazione"

Allarme artigiani, ancora niente cassa

Allarme artigiani, ancora niente cassa

Arezzo, 15 marzo 2021 - «Secondo i dati di Confartigianato a livello nazionale una impresa artigiana su tre rischia la chiusura, e i dati in Toscana rispecchiamo questo trend per i quali la crisi provocata dalla pandemia ha già messo a rischio il 32% degli artigiani e delle piccole aziende». A dirlo il vicepresidente vicario di Confartigianato Imprese Toscana Giovanni Lamioni dopo le recenti misure decise dal Governo per affrontare l'emergenza sanitaria Covid.

«A questa già drammatica situazione - aggiunge in una nota - il passaggio delle province di Arezzo, Pistoia e Prato in zona rossa, renderà ancora più difficile la vita delle nostre imprese soprattutto in territori dove storicamente è più alta è la concentrazione delle aziende artigiane». Proprio nei giorni scorsi anche Ebret, l'Ente Bilaterale dell'Artigianato Toscano, ha diffuso un report che ha confermato come l'artigianato toscano è tra i più colpiti a livello nazionale.

La Toscana nel 2020 è seconda solo alla Lombardia per ammontare di richieste di sostegno al reddito dei lavoratori presentata dalle imprese, la cosiddetta cassa integrazione erogata dal Fondo nazionale Fsba, che è stata di circa 261 milioni di euro. Il fatturato delle imprese artigiane toscane del 2020 sarà circa il 30% in meno rispetto al 2019, con punte del 40% nella filiera pelle e nel settore dei trasporti.

«Dopo aver investito per adeguarsi ai protocolli anticontagio - prosegue Lamioni - e sostenuto ingenti costi per adeguare le proprie strutture alle mutate condizioni dei mercati, le aziende si trovano ad affrontare ulteriori chiusure che incideranno pesantemente sui loro bilanci. Il susseguirsi di chiusure e riaperture crea scompensi economico- finanziari e l'impossibilità di programmare le attività.

A questo clima di incertezza si somma poi il ritardo nel varo del Decreto ristori, le cui risorse sono ancora in fase di determinazione, e i ritardi da parte dello Stato dei tempi per il trasferimento dei fondi per il pagamento della cassa integrazione del Fsba. Occorrono aiuti immediati, concreti ed adeguati».