Castoro, dal sequestro alla mostra: "Così siamo ripartiti, ora assumiamo"

Tra i padiglioni l'azienda finita nel ciclone dell'"oro turco" e che è guidata da un amministratore giudiziario. Mendicino: "Siamo vivi e competitivi"

Stefano Mendicino allo stand della Castoro

Stefano Mendicino allo stand della Castoro

Arezzo, 8 aprile 2019 - Dai sigilli alla fiera. E’ un altro piccolo miracolo che ci regala il mondo dell’oro, l’incredibile parabola della «Castoro» che come l’Araba Fenice risorge dalla ceneri e si rilancia sul mercato più competitiva che mai. La vicenda è nota, sintetizzata da due parole: oro turco. Quattro furono gli arresti per un traffico transnazionale dilingotti: dalla Turchia il boss ritirava da imprenditori cinesi denaro «sporco» nell’hinterland fiorentino e lo «lavava» acquistando lingotti al nero a Castiglion Fibocchi.

Queste almeno le accuse che avevano portato in cella tre soci e un dipendente, oggi tutti scarcerati. Era fine novembre, la proprietà della Castoro finì sotto sequestro e da un giorno all’altro i trenta dipendenti rimasero in bagnomaria: fabbrica chiusa e ferie forzate. Fu nominato un amministratore giudiziario, Stefano Mendicino, e da lì ripartì la scalata.

«Era un disastro - riflette ora Mendicino nello stand allestito dall’azienda a OroArezzo - licenza revocata e riattivata a nome mio, reparti chiusi, sospesi gli affidamenti delle banche. Insomma, punto e a capo. Faccio il giro delle sette chiese, incontro i sindacati, parlo con i magistrati, mi aiuta - e di questo lo ringrazio - l’avvocato Piero Melani Graverini».

La fabbrica resta inevitabilmente chiusa due mesi, «e i dipendenti vivevano in un clima di incertezza, li capisco. Alcuni, pochi, hanno anche trovato un altro lavoro». A febbraio la ripartenza ed è una lieta sopresa per lo stesso Mendicino: «Ho assunto due figure manageriali per far procedere l’azienda, la produzione è ripartita, sono arrivati gli ordini, è tornato il lavoro al punto che adesso dovremo assumere un altro paio di persone».

Aggiunge uno dei nuovi manager, Alessandro Gentili: «I dipendenti hanno avuto una bella reazione, disponibili a fare gli straordinari e a lavorare anche di sabato per rispettare le consegne». Più ordinativi di quelli che l’azienda riesce a evadere, una situazione quasi incredibile considerando il punto di partenza.

«In realtà la fabbrica era ben strutturata - dice ancora Mendicino - e dopo un paio di settimane di assestamento i reparti hanno lavorato a pieno ritmo. La Castoro è una mini-UnoAerre, nel senso che il ciclo di produzione è completo, dal metallo al prodotto finito e questo è stato un bel vantaggio».

Anche le banche hanno riaperto le linee di credito, «con due istituti siamo arrivati a meta in questi giorni, con un terzo siamo a buon punto». Poi le Fiere. «Quando sono arrivato - spiega ancora Mendicino - mi è stato chiesto se confermavo la presenza nelle esposizioni e ho risposto subito di sì, diamine, ci mancherebbe. Ho rischiato ma ne valeva la pena: ora siamo a OroArezzo, appena ritornati da Istanbul. La nostra presenza a questi appuntamenti, al di là degli affari che saranno conclusi, è un segnale importante. La Castoro c’è, è viva, è tornata anche ad assumere e a essere competitiva sui mercati».