Arezzo Fiere, i soci pubblici chiedono tempo a Ieg: due mesi per decidere la vendita

La scadenza del 31 gennaio è troppo ravvicinata: ora appesi a Rimini. Primo confronto Boldi-Vannetti: il presidente non si dimette ma non va all'attacco

Oro Arezzo

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Arezzo, 23 gennaio 2019 - Vogliono due mesi in più per vendere. I grandi soci di Arezzo Fiere, sostanzialmente quelli pubblici, si compattano non solo sui nomi del Cda che verrà e sull’amministratore unico che potrebbe fare da pontiere per arrivare a primavera, quando scadranno gli attuali organi, ma anche sulla trattativa con Ieg, il gigante riminese che ha presentato l’unica proposta irrevocabile d’acquisto che c’è sul tavolo e sulla quale nessuno, al momento attuale, si sentire di dire no a priori.

Il 31 gennaio, data entro cui l’offerta decade, non ci dà tempi sufficienti per decidere, dicono un po’ tutti, tranne il presidente Andrea Boldi che però resta isolato, di qui la richiesta degli extratime, i supplementari per scegliere con piena consapevolezza. La questione, almeno ufficialmente, è quella delle procedure che quasi tutti i soci, devono seguire per arrivare al sì definitivo.

Comune e Provincia in particolare, che sono organi elettivi, devono passare da una delibera dei rispetti consigli. Come fare se da qui alla fine del mese manca appena una settimana e pare impensabile riunire le assembleee degli eletti? Questa, ovviamente, è solo una parte del disegno più complessivo. In realtà, ai grandi soci non dispiacerebbe affatto di esaminare con un minimo di calma una proposta di cui spiegano di avere avuto i dettagli, cioè gli allegati, solo qualche giorno fa.

Troppo poco per entrare nelle tecnicalità di un contratto assai complesso e articolato. C’è, è vero, la consapevolezza, che l’accordo è quello e che più di tanto non si può sperare nè ottenere, ma guadagnare due mesi sarebbe tempo prezioso per far digerire tutto anche ai più riottosi, magari spuntando qualche ritocco. Gli sherpa incaricati di tenere i contatti con Ieg sono già al lavoro, ormai è questione di poco per capire se anche da Rimini c’è la disponibilità a non impiccarsi a una data.

Ma così fosse, spiega qualche gola profonda, vorrebbe dire che c’è poca voglia di arrivare a un’intesa vera, che soddisfi tutti quanti. Intanto, lunedì sera, il direttivo di Confartigianato è stata l’occasione di un primo confronto fra Boldi e il presidente dell’associazione, onchè candidato al Palaffari, Ferrer Vannetti, che l’aveva pubblicamente scaricato la scorsa settimana.

Boldi non è andato all’attacco, come qualcuno prevedeva. Ha ribadito che lui non se ne va spontaneamente ma ha anche spiegato che capisce le esigenze di Confartigianato, che rischiava l’isolamento dalle altre categorie.