Bancarotta, il liquidatore Santoni scende in campo anche ad Arezzo

Udienza preliminare, unificati i fascicoli e poi rinvio al 2 novembre per la discussione sull'ammissione delle parti civili. La più importante è la vecchia Bpel in liquidazione

Ancora protesta degli azzerati in occasione dell'udienza preliminare

Ancora protesta degli azzerati in occasione dell'udienza preliminare

Arezzo, 12 ottobre 2017 - Dopo Roma anche Arezzo. Il liquidatore della vecchia Etruria Giuseppe Santoni, fresco reduce dall'azione di responsabilità depositata al tribunale di Roma, ha chiesto la costituzione di parte civile al tribunale di Arezzo nel procedimento per bacarotta. Da quanto si apprende la mossa di Santoni non riguarderebbe le pratiche inserite nella citazione con cui vengono richiesti 576 milioni per i danni del crac. Stamani si è svolta la maxi-udienza nella quale il Gip Borraccia ha riunificato i tre filoni della bancarotta, aggiornando al 2 novembre una nuova udienza per l'ammissione delle parti civili, tra le quali le richieste dei comuni di Arezzo e di Castiglion Fiorentino. Tutto regolare sul fronte delle notifiche, meno regolare su quello delle limitazione poste ai giornalisti, tenuti lontano. Sul caso è intervenuta anche l'Associazione Stampa stigmatizzando l'episodio e appellandosi al guardasigilli Andrea Orlando. 

Nell'aula del Gip gli avvocati degli imputati di tutti i filoni della bancarotta Etruria. Ultimi a unirsi al coro gli ex sindaci revisori (per loro il reato è colposo) che un altro Gip, Piergiorgio Ponticelli, ha rinviato all’appuntamento principale per la riunificazione dei procedimenti.

Tra le contestazioni anche la liquidazione dell’ex direttore generale Luca Bronchi che con il  presidente, Lorenzo Rosi trattò la buonuscita da 1,2 milioni (700 mila euro netti). L’uno e l’altro sarebbero comunque stati della partita, ma così si ritrovano con un’imputazione in più. Nel plotoncino, infine, gli accusati del filone principale di bancarotta (quello dello Yacht Etruria, della Sacci e della San Carlo Borromeo per intenderci) e dell’inchiesta bis, che vede come protagonista principale l’ex consigliere d’amministrazione Alberto Rigotti, discusso finanziere trentino.

Sotto scacco dunque due ex presidenti (oltre a Lorenzo Rosi c’è Giuseppe Fornasari), tre ex vicepresidenti (Giovanni Inghirami, Giorgio Guerrini e Alfredo Berni, accusato però di reati relativi al tempo in cui era direttore generale, prima del 2008), un altro ex direttore generale e un plotoncino di ex membri del Cda. Praticamente un parterre de roi, che comprende quasi al gran completo quello che fu lo stato maggiore di Banca Etruria.

Manca solo un altro vicepresidente, il più significativo mediaticamente, Pierluigi Boschi, che viaggia verso l’archiviazione per l’unico capo d’accusa, la liquidazione Bronchi, dove lui e altri 13 ex consiglieri attendono il proscioglimento.