Arezzo, 24 gennaio 2012 - Il salvadanaio suona a vuoto e i pochi euro rimasti dentro danzano tra le ragnatele? Beh, la prova del nove (diciotto in lire...) è facile, ciascuno la può fare comodamente in casa. Bambole non c’era una lira: ma di euro ce ne sono ancora meno: anche se...Anche se quelli che rimangono se le cose fossero girate in un altro modo forse potrebbero garantirci qualche soddisfazione di più. Esempio? Facile, carta e penna.

Basta mettere in bilancia i prezzi all’età della lira e quelli attuali. Sono passati dieci anni, beninteso, e in dieci anni si fanno le rivoluzioni e si cambia il mondo. Ma le percentuali di aumento dalle lirette a oggi sono paurose. Più che raddoppiato il latte, triplicati i parcheggi, raddoppiata la cara vecchia chianina: e con lei raddoppiata anche la pizza e perfino il costo del biglietto della lotteria.

Il biglietto della fortuna, che però sembra averci abbandonato. E non solo quella. Colpa dell’euro? No, colpa della stretta economica: ma anche dello scarso controllo che soprattutto nei primi mesi di applicazione ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi generali. Un euro valeva 1936,27 lire: ma quante volte la mentalità e la furbizia hanno fatto mille lire contro un euro?

Certo il quadro è chiaro. Il pane nell’anno di grazia 2001 si attestava ad Arezzo intorno alle 2800 lire: oggi il chilo, dati Istat e Comune alla mano, è arrivato a 2,1 euro, che poi qua e là sono anche di più. E l’aumento è del 45%. La chianina, poniamo la classica bistecca, viaggiava a 25 mila lire il chilo: oggi ce ne vogliono 25 ma di euro. Il doppio, poco più e poco meno. Un doppio ricorrente.

Perché ad esempio il pacchetto di Ms a 4200 lire ora costa 4 euro e venti: la magia delle cifre che si inseguono e si ripetono, forse per abbattere la solitudine dei numeri primi.

E la pizza? Con cinquemila lire compravi una margherita, a volte ti avanzava perfino qualcosa: oggi minimo ci vogliono 5 euro. Sintesi? Un aumento del 93%.

Che non puoi spiegarlo solo a colpi di inflazione, perché tutti sappiamo che non è andata così.
Entriamo al bar, uno dei campi più a rischio fin dai primi minuti. Il controllo forse ha permesso di non toccare quelle soglie di aumento. Comunque nel 2001 il caffè era a 1650 lire: ma occhio, la quota massima appena ritoccata, il prezzo più praticato era di 1550 lire. Oggi siamo ad un euro ormai molto diffuso, aumento del 17% o del 24% reale.
STESSO DISCORSO per il cappuccino e per le varie ordinazioni al di là del bancone.

Andiamo sul piano pubblico. Le multe sono cresciute un po’ meno: il classico divieto di sosta già allora ci costava 63.510 lire. Ora siamo a 39 euro, l’aumento è comunque del 18%. Un biglietto del’autobus, naturalmente urbano, in compenso costava 1500 lire, : ora siamo ad un euro e 10 centesimi, oltre il 41% sopra la soglia di allora. No, bando alle malinconie.

Anche perché se l’euro per incanto sparisse,oggi saremmo in coda per comprare, sia pur con le lire, collezioni di toppe. Però non puoi non notare che ad esempio un’ora di parcheggio da mille lire è saltata ai due euro del centro: quasi il triplo, bellezza.

Vabbè, l’auto si può lasciare a casa: ma volete vivere senza latte? La bottiglia che ci costava allora tra le 770 e le 990 lire oggi è arrivata ad 1,2 euro. Un aumentone, ben oltre il doppio. Vedete buio? Comprensibile. Ma anche il buio è rincarato: almeno in sala.

Per andare al Politeama pagavamo 12 mila lire, oggi all’Uci ci vogliono 8,30 euro, come dire sedicimila. Già, ma ve lo immaginate se d’incanto dovessimo ricominciare a ragionare in lire? Come lo racconti in giro che esci con la fidanzata e versi 32 mila lire per vedere «Benvenuti al Nord»? No, non lo racconteresti. E quindi grazie euro: ci toglierà il fiato ma ci restituisce la parola. E quella va tenuta stretta e al sicuro. Magari nel salvadanaio: tanto è vuoto.