Arezzo, 4 ottobre 2011 - Un giallo, un thriller senza assassino, ma con un moribondo sul lettino dell’ospedale. Lo sfortunato ha un nome e un cognome, si chiama gruppo Eutelia. A dieci giorni dalla presentazione delle cinque domande per l’acquisto della società di via Calamandrei e di Agile, non sono stati diramati ufficialmente i nomi dei pretendenti, una procedura che fa a cozzi contro le aspettative delle maestranze, che da oltre un anno sono precipitati nel limbo e non sanno quale sarà la loro sorte. Sul tavolo del notaio Nicola Atlante sono state depositate cinque richieste, questa è l’unica cosa certa, tre delle quali hanno manifestato il loro interesse in direzione di Eutelia e due, invece, che hanno garantito la loro disponibilità verso Agile.
 
Cloud Italia e Elsynet, questi i nomi delle società emerse da tempo, entrambe si sono dichiarate pronte a frugarsi in tasca e si sono impegnate all’acquisto del gruppo tlc. Il resto è silenzio. Parla di situazione anomala, il segretario provinciale della Cgil, Giorgio Cartocci, che porta alla ribalta una volta di più il malessere dei 350 dipendenti, interessati, è ovvio, a conoscere i nomi degli imprenditori e dei gruppi, che hanno depositato le buste «A», «B» e «C» attraverso le quali hanno formalizzato le loro proposte.

Il bando per la procedura di vendita dei rami aziendali stabilisce che i tre commissari e l’advisor Deloitte, con l’eventuale assistenza dei consulenti legali e alla presenza del notaio, «potranno invitare, a mezzo opportuna comunicazione scritta, l’offerente a regolarizzare le comunicazioni e/o fornire i chiarimenti opportuni...se si riscontreranno ancora irregolarità sostanziali, i commissari straordinari avranno la facoltà di procedere all’esclusione dell’offerente dalle procedure di vendita». Così si legge al punto 4 del documento. E’ possibile che questa sia la causa del ritardo per ufficializzare l’elenco dei pretendenti e che il lungo lasso di tempo necessario per fornire l’indicazione sia da collegare all’inoltro di lettere e dei successivi chiarimenti. La vicenda, nonostante il tentativo di trovare una spiegazione plausibile, resta ancora avvolta dalle nebbie. Tutto questo mentre i dipendenti restano appesi ad un filo e non hanno modo neppure di «valutare» quanto accade attorno alla loro azienda.

Una volta espletata questa fase, si giungerà alla scelta delle offerte sulla base di un punteggio, che terrà conto di elementi ponderati: sostenibilità degli investimenti, validità del piano industriale, congruità del prezzo, conservazione dell’integrità aziendale e mantenimento dell’occupazione. I «voti» assegnati sono più alti per il prezzo garantito, ma decrescono appena si parla di tutti gli altri parametri, che tuttavia hanno un innegabile peso della graduatoria per individuare il vincitore.

La selezione sarà fatta sulla base di accurate formule matematiche, che non lasceranno, a quanto pare, spazio al caso e alla discrezionalità. C’è solo da augurarsi che Pitagora non deluda le attese della comunità economica e sindacale del territorio, che assieme agli enti locali, hanno invocato la ripresa di un cammino di crescita per l’azienda di via Calamandrei. Non sono in gioco solo posti di lavoro, ma anche le prospettive di una città, che ha visto precipitare nell’incertezza le sue imprese più importanti