Otto finalisti per il Premio Pieve: Adler Ascari e l'amore come ai tempi del colera

Per cinquant'anni Adler e la sua amante M. si scriveranno lettere appassionate ma senza mai riuscire a vivere la loro storia. Un amore mai scalfito dal tempo

Adler Ascari

Adler Ascari

Arezzo 6 settembre 2019 - Sono otto i diari finalisti del Premio Pieve Saverio Tutino che si terrà a Pieve Santo Stefano dal 12 al 13 settembre per la sua trentacinquesima edizione che vedrà premiare anche il regista Pupi Avati nella giornata di domenica 15 settembre. E come partner della manifestazione pubblichiamo le otto storie scelte dalla commissione lettura per un affresco di memoria italiana che va dall'Ottocento a oggi.

Ecco il diario di Adler Ascari.

La sua passione è scrivere e infatti diventa giornalista. Una passione iniziata forse come necessità. Ha poco più di 20 anni quando va in guerra e viene fatto prigioniero in Africa. La sua “fortuna” è di venire rinchiuso nei campi di concentramento americani a Monticello in Arkansas e Crossville in Tennessee. Durante la prigionia scrive e racconta quello che vive e vede. Un diario di guerra, disegni, racconti degli altri prigionieri, lettere, novelle. Tutto materiale che la figlia consegna all’Archivio dei diari di Pieve Santo Stefano catalogato come “Album amicale”. Ma una parte di quel materiale, quella privata, viene scelta per la finale del Premio Pieve. Si tratta di un lungo scambio di lettere tra Adler e la sua amante ignota, M., parole che mantengono sempre vivo un amore a distanza per cinquant’anni, nonostante i due matrimoni di lui e una carriera da giornalista sportivo, collaboratore da anni delle testate modenesi, uno dei primi collaboratori di Giuseppe Panini (fondatore delle edizioni Panini) e segretario della Lega pallavolo. Una storia d’amore come quella “ai tempi del colera” mirabilmente raccontata da Garcia Marquez, entrambe lunghe cinquant’anni, ma qui, nella realtà, senza lieto fine. Adler e M. hanno una storia clandestina fatta di fugaci incontri e rare telefonate ma tante, tante lettere.

Si conoscono giovanissimi, si piacciono subito, ma non vivranno mai una relazione alla luce del sole. Adler ha una vita già impostata e la porta avanti, è lui che è fidanzato quando si conoscono, è lui che sposa un’altra donna, mentre lei continua a vivere con il fratello e la cognata. Ma è lei che lo aiuta a farlo: “La vita ci prende nel vortice delle sue vicende facendoci diventare piccoli strumenti della sua macchina divoratrice di ogni tempo e di ogni passione. Ed ora eccomi qua: serena ed amica a renderti il favore che tu mi hai chiesto. Io stessa mi sono recata dal parroco ed eccoti qui il certificato che ti occorre per unirti alla donna che da otto anni hai scelto per tua compagna”. Continuano a scriversi e le lettere di lui sono appassionate. Dopo oltre trent’anni si ritrovano a Modena nel luglio del 1977.

“Cara ti assicuro che non speravo tanto! Solitamente nei romanzi o nei film le rimpatriate a distanza di molti anni finiscono con una grossa delusione. Ritrovandoti, invece, è stato come se ti avessi lasciato appena da una settimana, da un mese, non più. Emozionato come un collegiale dopo una marachella, in attesa di non so quale castigo. Invece, la sera, ti ho sentita nel bacio, fremente, vicina, come un tempo”. Nel 1982 Adler resta vedovo e chiede all’amante ignota di divenire sua moglie, ma, come nel libro di Marquez, riceve un rifiuto. Al quale reagisce sposando un’altra donna. Lei M. forse la sua scelta l’ha fatta sin dall’inizio quando gli scrive: “Tu parli ad una donna ora, che il passaggio terribile della guerra ha mostrato tutto l’odio e l’egoismo degli uomini; ad una donna che ha sofferto e pianto e che è uscita da questo immane flagello con il fratello miracolosamente scampato ai Tedeschi e la mamma gravemente ammalata per un anno intero per tutti i dolori e i disagi sofferti. Ora eccomi qua. Non sono più la bimba del sogno alla quale bastava una bella canzone ed un bacio, sono una donna ti ripeto, che tranquilla trascorre i suoi giorni di lavoro e di qualche possibile svago“.

Adler muore il 6 dicembre del 1998 a 81 anni. Ma resta l’amore, mai sopito, mai scalfito e che il tempo non è riuscito a consumare.