Museo medievale colpito e affondato da quota 100: pochi dipendenti, aperture al lumicino

Cala il sipario: due mattine la settimana e a domeniche alterne. Il direttore: "Servono assunzioni o non possiamo fare di più". Verso tesori invisibili

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Arezzo, 30 marzo 2019 -  Quota 100 si abbatte sul museo medievale di Arezzo con licenza di uccidere. Entro giugno andranno in pensione tre dipendenti e le porte del museo di San Lorentino si potranno aprire solo per due mattine alla settimana e a domeniche alternate, una sì e una no. Stop. L’allarme lo aveva già lanciato il direttore del museo Michele Loffredo ma dettagli e conferma sono arrivati dal direttore del polo museale della Toscana Stefano Casciu.

«Siamo costretti - ammette subito il direttore - è una chiusura pesante e avverrà dal primo giugno. Tre andranno in pensione e poi ci sono le ferie estive, due settimane consecutive per legge. Il numero dei dipendenti è ridotto, ora sono 16 e devono ruotare fra Medievale, Casa Vasari e Cappella Bacci. Dopo saranno ancora meno. Il minimo storico. Abbiamo chiesto più volte al ministro assunzioni in forma stabile. Hanno promesso che faranno partire il prima possibile i bandi di concorso, aspettiamo che avvenga. I tempi? Dovete chiederlo a Bonisoli».

In soccorso al museo, che già era stato ad apertura limitata e a volte su appuntamento, da oltre un anno era arrivata la convenzione con la Fraternita e il rettore Pier Luigi Rossi che aveva messo a disposizione volontari in affiancamento al personale. «Come Polo avevamo ipotizzato e chiesto più volte per Arezzo soluzioni temporanee - fa sapere Casciu - magari a pagamento, attraverso società che già lavorano col ministero, ma non è stato possibile. Sotto di due non possiamo stare, devono essere sempre presenti due dipendenti statali accanto ai volontari. Non avremmo risolto il problema».

E pensare che proprio in questi mesi il museo si stava preparando alla stagione turistica con nuovi allestimenti, nuovi colori negli arredi, opere tolte dai magazzini e riesposte nelle sale. Un percorso dovuto anche al fatto che alcune opere sono tornate nel Palazzo di Fraternita, cosa che ha portato ad affrontare la riorganizzazione degli spazi liberi.

«Criticati e bastonati e mai per colpa nostra - commenta amaro il direttore Loffredo - non c’è mai stato il turn over in questi anni e io non ho nessun potere. Sì, è vero, il museo sta diventando un gioiellino. Abbiamo recuperato i due quadri di Pio Ricci restaurati dal Rotary, ora nel salone dell’arte aretina dell’Ottocento, e fatto restaurare due busti dei Granduchi nelle scale.

Risistemata anche la collezione delle armi bianche e confermato l’ingresso gratuito. Abbiamo avuto anche una ripresa turistica l’anno scorso con 14mila visitatori, un record. Il problema è serio, ma non intendiamo chiudere».