Leonardo, il Rinascimento e Marco Malvaldi: "A Milano il problema era il traffico"

Lo scrittore toscano fa il tutto esaurito al Circolo Artistico per il Passioni Festival. Ecco come è nato l'ultimo romanzo che vede come protagonista Leonardo da Vinci nei panni di un investigatore. I retroscena

Malvaldi

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Arezzo 16 dicembre 2018 - “Se non c’è un morto fino a pagina 70 qualcosa non mi torna”. La passione è passione e il giallista Malvaldi non si ferma davanti a niente nemmeno se deve fare un viaggio con la macchina del tempo fino al Cinquecento per incontrare Leonardo Da Vinci nella Milano degli Sforza alle prese con un misterioso omicidio, un cadavere da studiare e un caso da risolvere. Non ci sono i vecchietti del Bar Lume ma l’ironia che da sempre accompagna le opere dello scrittore toscano non manca, anche se il protagonista è un genio di fama mondiale. “Sono bravo a prendere impegni solenni come scrivere del Rinascimento e l’unica via d’uscita è trovarvi il lato comico”. E di cose da ridere ce ne sono tante, sembrano inventate ma sono tutte vere.

“Non ci crederete - svela Marco Malvaldi intervistato da Luca Caneschi ospite del Passioni festival di Marco Meacci e Mattia Cialini che ha fatto ancora una volta il tutto esaurito al Circolo Artistico - ma il problema della Milano del Quattrocento è il traffico di carrozze e carrette. E i nomi degli esattori delle tasse, Botta e Stanga, sono veri ed erano così popolari nel ducato di Milano che dovevano girare sotto scorta”. I fatti storici raccontati da Malvaldi nel suo ultimo libro “La misura dell’uomo” che Giunti gli ha commissionato per ricordare i 500 anni della morte di Leonardo, sono avvenuti veramente, sono inventate solo le relazioni tra questi fatti. Si parte da un cavallo di bronzo che Leonardo deve realizzare per Ludovico il Moro, un bronzo gigantesco alto sette metri al garrese. “Il cavallo era una delle fisse del duca di Milano, l’altra era il potere, deve ricordare continuamente ai suoi concittadini che il signore di Milano è lui. In realtà è un usurpatore visto che il vero duca è il giovane Gian Galeazzo Sforza figlio di Galeazzo ucciso per colpa della vanità. Sì perché a Milano già allora imperava l’alta moda, rifiutandosi di indossare la cotta di maglia ferrata perché stonava con la giubba nuova, morì accoltellato. E siccome il figlio Gian Galeazzo è troppo piccolo, Ludovico il Moro pende il potere. La statua equestre è uno dei suoi sogni, enorme, sette metri al garretto. Il primo progetto di Leonardo è un cavallo impennato, ma non stando in piedi si dedica ad altra impresa ingegneristica, un girarrosto. La statua non verrà mai fatta perché ai limiti delle possibilità tecnologiche dell’epoca”.

Un romanzo ma anche tanti pettegolezzi come si conviene alle storie di corte. Ci si beffa della bruttezza di sua maestà cristianissima Carlo VIII “Re debole di corpo e di intelletto che deve affidarsi all’arguto e intelligente Duca d’Orleans. Brutto come uno scaleo dell’Ikea montato male” puntualizza Malvaldi. Si ricorre al parere indiscusso degli astrologi: “Oggi tutti i governanti parlano di economia ma non tutti capiscono di economia, all’epoca tutti usano l’astrologia e ci sono gli astrologi di fiducia che si comportano oggi come gli economisti, se separati ognuno ha la sua versione, se uniti dicono tutti la stessa cosa”. Si riportano colloqui domestici spesso con linguaggi fioriti: “La volgarità va usata mettendola in posti in cui non ti aspetti di trovarla” come nelle lettere degli ambasciatori o nelle epistole che raccontano con dovizia di particolari commenti su mogli e mariti: “La prima notte di nozze tra i nobili di fine ‘400 è come la finale di Champions League - fa sapere Malvaldi - nella stanza vi assistono gli ambasciatori, mentre l'arcivescovo deve controllare che tutto venga fatto a modo. Capita che la sposa sia ritrosa o che lo sposo sia ritroso e qui il problema diventa serio. Alfonso D’Este tenta di fuggire ma viene ricacciato nel letto a bastonate. Con Gian Galeazzo Sforza per avere l’erede, viste le sue propensioni, si mettono uomini nudi nella stanza della moglie”.

E si arriva a Leonardo investigatore. “Leonardo viene chiamato a risolvere l’omicidio perché poteva dare un contributo sull’anatomia che lui studiava sui cadaveri rubati negli ospedali, meglio se donne perché si riteneva non avessero l’anima - spiega Malvaldi - li guardava a lume di candela e li ritraeva a memoria e mai dal vero, nonostante questo il suo disegno più famoso è quello del rapporto sessuale anticipando un particolare dell’organo maschile che verrà confermato solo nel 2004. In anatomia Leonardo era avanti di secoli”. E c’è una accurata descrizione dei luoghi e delle strade “Una ricostruzione precisissima e rigorosa che per fortuna non ho fatto io ma lo storico Edoardo Rossetti che mi ha guidato nella Milano che una volta era rinascimentale ma di cui non è stato conservato niente, le ha ricostruite dai documenti dell’epoca ed è venuto fuori che uno dei problemi della Milano quattrocentesca era il traffico”.