L'altra faccia dell'immigrazione: Gonzalo Solari nel nuovo programma di Rai Tre "Radici"

La puntata in onda domenica 4 novembre alle 13. Il chitarrista con la sua famiglia in viaggio con il giornalista Demichelis fra Arezzo e l'Uruguay: "Diamo voce all'immigrazione regolare e silenziosa". Infanzia, amici, affetti di chi ha lasciato il proprio paese per scappare dalla dittatura

Gonzalo Solari, la moglie Graciela e il giornalista Demichelis

Gonzalo Solari, la moglie Graciela e il giornalista Demichelis

di SILVIA BARDI

Arezzo 1 gennaio 2018 - E’ l’altra faccia dell’immigrazione. Stranieri diventati italiani che qui vivono, lavorano, hanno famiglia e quando possono tornano nel loro paese per rinsaldare amicizie, affetti, radici che la lontananza rischia di spezzare. Già “Radici” proprio come il titolo della nuova trasmissione reportage sul mondo dell'immigrazione “regolare e silenziosa” di Davide Demichelis in onda la domenica su Rai Tre. Quella del prossimo 4 novembre alle 13 avrà per protagonista un aretino, Gonzalo Solari, nato in Uruguay, venuto in Italia per scappare dalla dittatura nel 1982, a 26 anni, per suonare chitarra con una borsa di studio all’Accademia Chigiana di Siena. E che in Italia è rimasto a insegnare musica, a suonare, a raccontare con la chitarra la sua terra, con la sua famiglia, la moglie Graciela Pelfort e tre figlie, Mariana ballerina che ora vive a Grosseto vista per la prima volta in aeroporto quando aveva due mesi, Lucia anche lei ballerina ora in Germania e Valentina rimasta ad Arezzo.

“I protagonisti delle nostre storie - spiega il giornalista - sono immigrati che vivono in Italia, insieme facciamo ritorno nei loro paesi per raccontare una piccola storia personale fatta di famiglia e amici, di luoghi ed emozioni. Uno sguardo nuovo sul fenomeno dell’altra immigrazione, il 6,4 per cento della popolazione, quella che non fa notizia rispetto alle decine di migliaia di disperati che ogni anno attraversano il Mediterraneo, che crea l’11 per cento del prodotto interno lordo, senza cui lo Stato perderebbe ogni anno 11 miliardi di contributi fiscali e previdenziali”. “Il giornalista Demichelis con la troupe Alessandro Rocca, Marco Colonna ed Enrico Guidi sono venuti ad Arezzo - spiega Solari - qui hanno conosciuto le famiglie che all’inizio mi hanno dato una mano, quando non avevo una casa e facevo la fame, ci siamo incontrati al caffè dei Costanti, poi siamo partiti per l’Uruguay”.

Un viaggio nel tempo, indietro di trent’anni con in mezzo un Oceano, nei loghi dell’infanzia, a Monte Video, a Fray Bantos, nei teatri in cui Solari da ragazzo ascoltava musica e conosceva i grandi maestri, la casa di famiglia, gli amici come El Pipa “insieme catturavamo i pesci con la fionda in un fiume dietro casa, ancora oggi fa il pescatore e vive in una casa con le pareti fatte con bottiglie di plastica piene di sabbia”. La storia di chi è abituato a non fare distinzione di razza o di provenienza: “A Fray Bentos - racconta Solari - c’era lo stabilimento Liebig, cinquemila dipendenti su 20mila abitanti, 67 nazionalità diverse, mia nonna era russa, mio nonno ligure, mia mamma aveva origini basche, abbiamo tutti i sangue mescolato”. Una condizione di vita che quelle radici rischia di spezzarle perché “un emigrante alla fine è figlio di due terre e di nessuna”.