I vent'anni delle Officine della cultura tra musica, teatro e nuove produzioni

La prima uscita fu il concerto dei Csi alle Caselle, l'ultima, per ora, al Piccolo Teatro di Milano nella produzione aretina con Ottavia Piccolo e l'Orchestra Multietnica in "Occident Express". I protagonisti si raccontano nel fascicolo delle "Buone notizie"

Officine della cultura

Officine della cultura

di SILVIA BARDI

Le Officine della cultura vent'anni dopo. Si sono conosciuti da “ragazzi”, a un corso di formazione professionale per organizzatori di eventi culturali. Chi veniva dalla musica, chi dalla comunicazione, chi dall’Arci. Nessuno di loro sapeva dove li avrebbe portati quel corso, si sentivano un po’ tutti pionieri ad Arezzo. Un’avventura che prese subito i contorni di un’amicizia che dura ancora oggi anche se mancano Federico Bindi e Attilio Vergni andati via troppo presto. Accadeva vent’anni fa quando nacquero le Officine della cultura. A tirare le fila di quella che oggi è la più importante cooperativa che si occupa di cultura, gestisce teatri, ha salvato dalla chiusura il cinema Eden e fa produzioni teatrali e musicali collaborando con una ventina di artisti e compagnie del panorama nazionale sono Massimo Ferri il presidente, Luca “Roccia” Baldini, Andrea Laurenzi e Stefania Sandroni, portavoce di otto soci, sedici dipendenti e una trentina di collaboratori che hanno festeggiato i venti anni di attività con una festa e con la proiezione all’Eden del film su Stefano Cucchi “Sulla mia pelle”. Si dicono “artigiani”, ognuno un ruolo che spesso diventa intercambiabile.

“La prima uscita ufficiale - ricorda Ferri - fu il concerto dei Csi alle Caselle, ci rimettemmo dei soldi ma fu un bell’inizio. Poi cominciammo a gestire rassegne musicali, dal 2000 il teatro Verdi di Monte San Savino diventò la nostra casa, un luogo dove produrre, poi il Rosini di Lucignano e quello di Castiglion Fiorentino. Il passaggio fondamentale è stato quando la Regione Toscana ci ha riconosciuti come ente di produzione musicale, avevamo creato l’Orchestra multietnica aretina, la Oma, diretta da Enrico Fink, quel piccolo contributo ci ha permesso di investire nel nostro progetto”.

C’è un disegno dietro le scelte delle Officine, cominciato proprio con la Oma nel 2007, al centro di gran parte dei loro spettacoli e delle attività di laboratorio con le scuole, un messaggio di contaminazione e accoglienza. “Tanti teatri e tanti artisti vogliono lavorare con noi - spiega Luca Baldini, che è anche musicista e compositore - la nostra essenza è multiculturale, cosa che ci distingue da quello che succede in Italia. Con Brunori, Benvegnù, Amanda Sandrelli e la Oma abbiamo suonato nella Valle dei Templi ad Agrigento e a Ballarò. Con Stefano Massini direttore del Piccolo Teatro di Milano, Ottavia Piccolo e il Teatro stabile dell’Umbria stiamo portando in tour il nostro spettacolo ‘Occident Express’ andato in scena al Piccolo, poi in Svizzera e in tour fino a marzo compreso il Goldoni a Venezia”.

“Abbiamo aperto una nuova strada - precisa Laurenzi - abbiamo rischiato, anche di chiudere, ma abbiamo vinto la scommessa e dobbiamo continuare a lavorare per evitare che il nostro territorio si impoverisca”. Sono amici ma si considerano una famiglia “Condividiamo idee e progetti - conferma Stefania Sandroni, il ciclone del gruppo - è la nostra forza nei momenti difficili”. Un video di Gianni Micheli racconta con le lettere dell’alfabeto le attività delle Officine. Una gran mole di lavoro: Cortona Mix Festival, cinema Eden, festival Gospel, Festival delle musiche, Migrarti, Stati generali della cultura, Festival Mann all’archeologico di Napoli, musica, rete teatrale e il sipario sempre aperto.