I diari di Pieve e la storia di Anna: violenze, prostituzione e una manciata di sale

Anna De Simone

Anna De Simone

Pieve Santo Stefano (Arezzo) 8 settembre 2020 - Si avvicina il Premio Pieve che si terrà a Pieve Santo Stefano dal 18 al 20 settembre. E da oggi su La Nazione di Arezzo comincia la presentazione degli otto diari finalisti tra i quali verrò scelto il vincitore durante la cerimonia di domenica 20 settembre. E sempre domenica il cantautore Francesco Guccini riceverà il premio Città del diario. 

Il primo diario è quello di Anna De Simone, l'autobiogtafia  "Il sale della vita" che va dal 1954 al 2018

Ci sono ferite che non si cicatrizzano mai, restano lì tutta una vita e ogni volta che le vedi riaccendono dolore o rabbia o paura. D’altronde la violenza sul corpo di una donna non si ripara col tempo perché va oltre la pelle, resta nell’anima e nello sguardo. Dopo quel momento niente è più come prima. Non solo, resta il marchio, resta la convinzione che quegli atti fossero addirittura “normali” o accettabili perché nessuno, pur sapendolo, ha difeso, ha parlato, ha protetto. Poi arriva il momento in cui non ci si vuole più nascondere e si racconta. Anche se sono passati sessant’anni.  Anna De Simone scrive tutto in un diario e lo invia all’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano. Le sue pagine vengono scelte tra gli otto diari finalisti che si presenteranno al Premio Pieve dal 18 al 20 settembre. Un’autobiografia intitolata “Il sale della vita”, quel sale è il pasto che le veniva dato quando era piccola.  Anna  racconto una vita difficile, terribile fatta di violenze, sin dalla nascita, di  privazioni, di fame, di situazioni familiari al limite della legge, di spose bambine e parti incontrollati, di affetti mancati e di espedienti, gli anni si rincorrono e si sovrappongono in una scrittura a tratti caotica, a tratti lucidissima. Tutto comincia in un paesino dell’Abruzzo, Massa D’Albe, dove nel 1954 Anna nasce in una famiglia disastrata: “Mi è stato raccontato che a soli tre mesi mia madre mi ha buttata nel bidone dell’acqua che si scioglieva dalla neve del tetto, si suppone che sia gelata, una mia sorella, la più grande mi ha tirata fuori, la sua attenzione si è fermata al fatto che non mi ha sentito più piangere e così ha visto e mi ha salvata, devo condannare mia madre? No! Non me la sento di condannare, una bambina che orfana, serve a casa di mio padre, che rimasto vedovo se la sposa per avere un’altra moglie all’età di soli tredici anni, mio padre con due figlie di 12 e 11 anni. Incinta partorisce a 14 anni in tutti gli anni a seguire sempre incinta sette figli in otto anni, io sono la più piccola l’ultima di mio padre, poi è morto per fortuna”. Anna è di troppo e viene mandata in un brefotrofio, in mezzo agli stenti. “Prima degli otto anni della mia vita, non conoscevo cibo, solo un tozzo di pane e brodaglia rancidita, nelle tasche del mio grembiulino da bambina c’era solo il sale, pezzetto per pezzetto, ho mangiato tanto sale, solo sale, per fortuna, nel mio caso è stato proprio il sale della vita”. A otto anni torna a casa ed è lì che incontra il suo mostro, come spesso succede, tra le pareti domestiche, sotto gli occhi di sua madre. Il giorno del suo primo Natale in famiglia viene violentata dal nuovo compagno della madre. “Io che non sapevo che cosa stava facendo, sono rimasta ferma terrorizzata paralizzata, l’istinto mi diceva che era sbagliato, io non avevo la forza di muovermi avevo paura, tanta paura, non c’è stato atto sessuale, avevo comunque subito violenza e tutto ciò  ha segnato per sempre tutta la mia vita sessuale”. La madre scopre l’aggressione ma non interviene e Anna, come se fosse colpevole, viene mandata via di casa a lavorare come donna di servizio in varie famiglie, nella sua regione, a Roma, in Svizzera. A volte riceve un’accoglienza dignitosa, altre è vittima di nuove violenze anche se ha solo otto anni. Anna si ribella, scappa di casa, vive per strada, a Roma, viene rinchiusa di nuovo in un istituto di suore tra umiliazioni e repressione, fino ai 20 anni. “Finalmente sono libera mi sembrava di avere il mondo in mano, a 21 ero incinta e ho capito che io ero in mano al mondo”. Il ragazzo da cui aspetta un figlio vuole che abortisca e la tradisce con la migliore amica. Anna è di nuovo sola, con un figlio in arrivo che vuole tenere e problemi economici insormontabili. Comincia a prostituirsi, si lega a tre uomini che non ama ma dai quali si fa mantenere in cambio del suo corpo e della sua compagnia. “E’ durata 32 anni, una vita di bugie e falsità, una vita di finto amore e finto orgasmo, una vita a farmi scopare da uomini che non sentivo niente a modo loro erano tutti e tre innamorati”. Nessuno di loro sapeva dell’altro, o forse anche questa volta hanno girato lo sguardo.