Clic: si riaccendono gli affreschi di Piero con 16 riflettori a led

Un gioco di luci e un'illuminazione ad hoc esaltano i colori della Leggenda: la consegna ufficiale alla città

La nuova illuminazione di Piero

La nuova illuminazione di Piero

Arezzo, 5 ottobre 2019 - Il primo cavaliere della battaglia di Costantino ha gli stivali celesti. E’ uno dei tantissimi dettagli che balzano agli occhi entrando nella Cappella Bacci, perché da ieri per gli affreschi di Piero hanno una nuova luce. Un trionfo di celesti, verdi, bianchi in un magico gioco di colori, forme e ombre tra le lunette in alto, ora perfettamente leggibili, e le ricche vesti della Regina di Saba. La luce è tornata nel giorno di San Francesco nella basilica di San Francesco.

Ma il regalo è tutto per Piero e i suoi affreschi a cui lo staff tecnico della Guzzini ha cercato di restituire la cromaticità voluta dall’artista. Sparito il «braciere olimpico» che fino a giovedì troneggiava al centro della Cappella Bacci, sostituito da un impianto di sedici riflettori ad altissima tecnologia e bassissimo consumo, luce neutra che sostituisce la luce alogena dei vecchi 54 faretti, led studiati e realizzati appositamente per il capolavoro pierfrancescano dopo un anno di studi e prove sul posto nelle ore di chiusura al pubblico.

Proiettori allineati sul lato aperto della navata su una lastra di pietra serena. Un intervento complesso come complessa e mista è stata la tecnica usata da Piero tra olii, tempere, pittura a secco e a fresco. Un lavoro consegnato ieri alla città e presentato dal direttore del Polo Museale della Toscana Stefano Casciu, da Adolfo Guzzini presidente emerito della storica azienda di design italiana che da anni sta investendo nell’illuminazione dei capolavori dell’arte in tutto il mondo, dal progettista del nuovo impianto Antonio Stevan, realizzato in collaborazione con il direttore della Basilica di San Francesco Rossella Sileno.

A fare gli onori di casa Casciu «emozionato perché qui ad Arezzo sono arrivato come funzionario nel 1990 pochi giorni prima che iniziasse il lungo restauro degli affreschi, finito nel 2000, di cui poi ho seguito la ricognizione fotografica nel 2016 e ora la nuova illuminazione che restituisce all’artista della luce il suo elemento principale e simbolico».

«Ci siamo avventurati nella valorizzazione dei beni culturali sfidando leader tedeschi e americani - spiega Guzzini - pensando a come queste opere erano state create dagli artisti e a come volevano che i visitatori le vedessero, abbiamo ricercato la cromaticità originale immaginando di vedere gli affreschi con gli stessi occhi di Piero con la sua luce morbida e diffusa».

«Una luce né calda né fredda, studiata bilanciando i colori e lo spettro - specifica il progettista Stevan - con ore e ore di prove e simulazioni, un lavoro terminato solo ieri sera». Alta tecnologia e innovazione là dove fino al 1986 c’era un lampadario appeso al soffitto con lampadine a incandescenza. Piero ringrazia.