Città etrusche, parte la richiesta di candidatura: c'è anche Arezzo

Grazie a Castelsecco anche noi tra gli otto centri coinvolti: giovedì l'estensore presenterà qui il testo quasi definitivo. Domanda nel gennaio 2019?

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Arezzo, 17 aprile 2018 - L’Unesco chiude i portoni e apre una finestra. Siamo una delle poche realtà grandi della Toscana a non vantare neanche un’opera nel patrimonio mondiale dell’umanità. Non perché ce ne manchino ma in generale per una pigrizia antica della politica aretina. Perchè riuscire a non essere mai considerati neanche per gli affreschi di Piero è impresa rara. Ora una piccola svolta. Ad annunciarla è Luigia Besi Fanfani, la presidente del Centro Unesco di Arezzo. «La domanda di candidatura per le città etrusche ormai è quasi pronta».

E lì dentro ci siamo. Non è il progetto di dodecapoli che era maturato qualche anno fa, con Chiusi e Perugia capofila e nel quale rientrava oltre Arezzo anche Cortona.Ma un percorso legato alle città, sempre con Perugia capofila: e che oltre a noi comprenderebbe anche Orvieto, Veio, Tarquinia, Populonia, Volterra e Marzabotto.

Giovedì in un incontro alla Casa delle Culture quella candidatura sarà presentata direttamente dal suo estensore, il professor Lucio Fiorini. La sintesi? Si concentra sull’essenza della città etrusca nei suoi aspetti architettonici e urbanistici. Elaborato con un approfondito studio scientifico, al quale hanno contribuito tra gli altri Paola Falini e un nome forte dell’archeologia italiana come Mario Torelli.

«Forse mai come stavolta siamo stati vicini almeno ad una candidatura ufficiale: ed è un’occasione da non perdere» insiste Luigia Besi. Lancia un appello alle istituzioni. Perché se anche la domanda fosse ormai a a dama, c’è un tratto di strada determinante ancora da fare. Intanto rafforzare la rete tra le istituzioni partecipanti, mobilitando per ogni ente un rappresentante. Poi la raccolta dei documenti basilari per rafforzare la richiesta. L’obiettivo? Presentare il dossier entro il gennaio del 2019.

«Ma per riuscirci dobbiamo remare nella stessa direzione». Arezzo, certo è lì in mezzo più che altro grazie a Castelsecco.Il collegamento diretto tra il santuario e il teatro è considerato un «unicum», in grado di stare alla pari con le mura di Perugia, con il porto di Tarquinia, con l’acropoli di Volterra. Tutte realtà che hanno conservato memorie etrusche ben superiori alle nostre, devastate nei secoli successivi o i cui gioielli sono ormai in mostra ovunque meno qui. Ma il gancio di Castelsecco convoglierebbe tutta la città nel percorso, con il suo eventuale traino turistico.

E sarebbe un primo passo dentro il patrimonio mondiale dell’umanità: lì dove non siamo riusciti ad entrare, a volte anche per il pericolo di ingessare il centro storico, quando le maniche dell’Unesco erano non larghissime ma larghe. Oggi non più, le domande fioccano ma al massimo in un anno c’è una meta italiana che riesce a farsi largo con gli altri costretti in lista d’attesa.

Tra diffidenze e indolenza ci siamo fatti sorpassare perfino da Ivrea, che aveva da giocarsi solo un progetto, pur affascinante, di archeologia industriale. I portoni si sono chiusi tutti, quasi di scatto. Ora sta a noi decidere se scommettere o no sull’ultima finestra.