Addio a Carlo Pedretti, l'uomo di Leonardo: con Starnazzi seguì le orme del genio in città

Cittadino onorario aretino dal 2002, costruì un tandem a sorpresa con il professore dello Scientifico innamorato dell'arte: venne a inaugurare il suo museo a Ponte Buriano

Carlo Pedretti ad Arezzo

Carlo Pedretti ad Arezzo

Arezzo, 6 gennaio 2018 - «L’ipotesi avanzata da Starnazzi e i suoi studi hanno convinto anche me. E’ arrivato il tempo di riconoscere che la tesi di Starnazzi sia giusta». Fu Carlo Pedretti, professore di storia dell’arte e titolare della cattedra di studi su Leonardo all’Università della California e direttore del Centro Hammer di studi vinciani, ufficialmente il massimo esperto di Leonardo Da Vinci, ad avvalorare la tesi che sullo sfondo della Gioconda ci fosse Ponte Buriano contribuendo a portare il nome di Arezzo in tutto il mondo.

Dieci anni fa, nel giugno del 2017, la morte di Starnazzi, ieri quella del suo caro amico professore Carlo Pedretti, 90 anni, nella sua villa a Lamporecchio dove si era trasferito nel 2013 e da dove stava lavorando alla celebrazione dei 500 anni della morte del genio da Vinci in programma nel 2019.

Impossibile parlare di Pedretti senza parlare di Starnazzi. Il suo legame con Arezzo parte proprio da quella intuizione, che il paesaggio alle spalle della «Gioconda» fosse proprio il ponte romanico aretino. Solo dopo una lunga battaglia e lunghi studi arrivò il riconoscimento ufficiale. E il suggello determinante fu proprio quello di Pedretti.

La frequentazione tra i due professori sfociò in amicizia e in collaborazioni editoriali che li vide pubblicare insieme numerosi libri, naturalmente tutti dedicati a Leonardo. Lo stesso Pedretti venne ad Arezzo nel 2016 ad inaugurare il «Museo di Leonardo» dedicato a Starnazzi e a Ponte Buriano. Era la metà degli anni Novanta quando Carlo Starnazzi e Claudio Santori avanzarono l’ipotesi che Ponte Buriano fosse nel quadro della Gioconda, un paesaggio che secondo i due studiosi Leonardo dipinse dall’altura dove sorgeva il castello di Quarata. All’inizio Pedretti non ci credette, per lui quello era «probabilmente un paesaggio alpino».

Studi, carte, rilievi alla fine lo convinsero e fece subito sua questa tesi quando ancora nessuno ci credeva. Per Starnazzi fu la svolta, la certezza di essere sulla strada giusta. La cronaca gli darà ragione. Grazie a questa fantastica coppia Arezzo potè ospitare il ritorno in Italia del dipinto «La Madonna dei fusi» a Palazzo dei Priori nel 2000 su iniziativa del Comune e dell’Armand Hammer Center dell’Università della California di cui era direttore il leonardista Pedretti, un’opera dipinta proprio ad Arezzo e conosciuta come «Madonna Lansdowne», dal nome del suo primo proprietario.

Tanto che, per riconoscenza, due anni dopo Carlo Pedretti fu nominato cittadino onorario di Arezzo. Insieme Pedretti e Starnazzi hanno scritto libri come «Leonardo. Codici e macchine» e «Leonardo cartografo», hanno organizzato nel 2000 ad Anghiari il convegno internazionale sulla «Battaglia» per l’apertura del Centro di documentazione sulla Battaglia di Anghiari, nel 2001 al Palagio Fiorentino di Stia portarono l’opera «L’Angelo Incarnato» sempre di Leonardo. Due personaggi che hanno fatto la storia dell’arte, e anche la nostra.