Arezzo, 1 marzo 2012 - Il Cimabue in America? Un’ipotesi del sindaco Fanfani e dell’assessore alla cultura Macrì ben contenti di soddisfare la richiesta arrivata direttamemte da Washington. Una richiesta di collaborazione tra i musei italiani e statunitensi per uno scambio di opere d’arte arrivata per lettera che l’ambasciata d’Italia negli Stati Uniti ha recapitato al sindaco Fanfani. Un modo per confermare, attraverso il patrimonio artistico il legame fra Italia e America. «E nell’ambito di questo patrimonio - ha spiegato Fanfani - Arezzo è una eccellenza della Toscana e non è seconda a nessuno». L’idea è partita da Washington dove si dovrebbe allestire una mostra dedicata all’Italia e fra le opere da esporre «la comunità politica e artistica americana - ha sottolineato l’assessore alla cultura Pasquale Macrì - ha offerto la possibilità di esporre il celebre Crocifisso del Cimabue conservato in San Domenico». Tale operazione dovrebbe essere inserita tra gli eventi dell’«Anno della cultura 2013», decretato dal Ministro degli esteri italiano Giulio Terzi in occasione della visita a Washington insieme al premier Monti.

«L’esposizione del Cimabue - ha proseguito Macrì - che darebbe ovviamente rilevanza ad Arezzo nell’intero territorio degli Stati Uniti, è vista dall’ambasciata d’Italia come elemento imprescindibile della futura mostra ed è dunque sostenuta con convinzione dalla nostra rappresentanza diplomatica». «Auspico che i nostri sforzi possano portare a un risultato concreto - ha concluso Fanfani - e per questo ho dato incarico all’assessore alla cultura di mettere in piedi un tavolo di lavoro che coinvolga i soggetti interessati in primis la Soprintendenza e la Diocesi con i quali intendiamo collaborare in questo percorso di prestigio».

Infatti la proposta è tutta da vagliare. Prima di tutto dalla Diocesi, che è proprietaria dell’opera e che attraverso la Commissione di arte sacra e il benestare del vescovo deve dare l’autorizzazione. L’altro step da superare è quello della Soprintendenza aretina che deve inviare una relazione tecnica a Roma, alla direzione generale del Ministero dei beni culturali, prima della valutazione su rischi e benefici del trasferimento della tavola negli Stati Uniti. Tutto in attesa dell’ultima parola, che spetta al Ministro.