Zona rossa ma non troppo: crescono gli spostamenti, +9% la domenica

Per le strade e in centro lontani dal clima del lockdown, anche se il rallentamento ha cambiato la curva dei contagi. La gente anticipa la possibile liberalizzazione

Il centro nella zona rossa

Il centro nella zona rossa

Arezzo, 24 novembre 2020 - Forse ha ragione uno dei grandi cacicchi del sud, il governatore della Campania De Luca: più che una zona rossa è una zona rosè. Nel senso che la città non è alla paralisi come nel primo lockdown, quello di marzo e aprile, ma continua a muoversi, a spostarsi, a comprare dove è possibile. Come se avessimo fatto l’abitudine ai divieti e ormai ci muovessimo nella selva della autocertificazioni con una qualche dimistichezza.

Lo dice l’impressione visiva di un lunedì nel quale ci scappa persino qualche mini-ingorgo nel traffico e lo dicono anche i numeri, quella della preziosa mappa di City Analytics in collaborazione con Enel X che abbiamo spesso adoperato in questi mesi. Domenica i flussi degli aretini sono aumentati (dato provinciale) del 9 per cento rispetto a quella precedente, che era poi il primo giorno della zona rossa.

Intendiamoci: non è che Arezzo sia diventata improvvisamente il lungomare di Napoli cui si riferiva polemicamente De Luca, così affollato da far pensare seriamente a una massiccia serie di assembramenti a catena. No, il rallentamento, specie rispetto al tempo della zona gialla, e anche prima quando eravamo tutti quasi in libertà, c’è stato eccome.

E si riflette anche sui dati sanitari, con una curva dei contagi che si sta appiattendo mentre calano i ricoveri e il ricorso alla terapia intensiva del San Donato. E tuttavia siamo ben lontani dall’immagine della città spettrale di marzo e aprile, come anche dai fantasmi che erano sembrati riapparire due domeniche fa, al calare della saracinesca del governo, accettata con rassegnazione dal governatore Giani.

No, rispetto a quel picco di tutti in casa c’è una netta ripresa, che si nota al Corso, dove i non molti negozi aperti lavorano, nei bar, dove bene o male l’asporto surroga (poco, saremo al 30 per cento del fatturato normale) la chiusura, nella circolazione lungo le strade principali che sta tornando significativa, come si vede anche dalle foto sopra.

Al semaforo della stazione, dove stanno per finire i lavori della piazza, le auto sono state persino costrette a mettersi in coda. Niente di trascendentale in tempi ordinari, ma durante il lockdown di primavera non sarebbe bastato un cantiere a scatenare un piccolo ingorgo: allora le auto si contavano sulle dita delle mani, ora ci vorrebbe la dea Calì con i suoi cento bracci.

Quasi che gli aretini stiano scontando in anticipo la liberalizzazione parziale che potrebbe scattare fra meno di due settimane, il 4 dicembre, quando la Toscana potrebbe uscire dalla zona rossa e i negozi riaprire per la corsa ai regali di Natale. Non è euforia, è abitudine: ormai sappiamo districarci nella giungla, il lavoro continua, i movimenti anche. Avanti piano, ma è sempre meglio che indietro.