"Vogliamo mangiare": bar e ristoranti in tilt, momenti di tensione

Scene di isteria, locali costretti a rifiutare centinaia di clienti. L’Antiquaria si trasforma per intercettare chi passa. Finiti i biglietti da Piero della Francesca

La città di Natale

La città di Natale

Arezzo, 2 dicembre 2019 - Ma possibile non si riesca a mangiare qui?»: la fame va alla testa e la festa rischia di andare in aceto. Siamo in centro, in una delle strade ormai votate alla ristorazione: e una famiglia di quattro persone si chiude con rabbia la porta alle spalle. E’ il giorno della grande folla: ma come un anno fa si trasforma qua e là nel giorno della rabbia.

«Signora, torni martedì» risponde stizzita la titolare del ristorante. E’ l’altra faccia del trionfo: il mondo dei locali e dei bar si ritrova felice e contemporaneamente in ginocchio. «Ristorante completo: se aspettate vi faremo accomodare prima possibile». Uno dei locali di via Mazzini si arma di cartelli per mettere le mani avanti e chiedere scusa a chi bissa alla sua porta.

Nelle gastronomie la coda alla cassa si incrocia a quella al banco: e chi la aggira si ritrova coperto di improperi. Centinaia di clienti vengono rimandati indietro, non c’è posto per tutti nell’Arezzo capitale del Natale. Il tessuto del «mangia e bevi» è forte ma non troppo per questi eventi di massa. E del resto non puoi vivere di solo Natale, sarebbe come se a Palermo girassero con le catene a bordo.

Parecchi si sono armati di personale ma di fronte alla valanga tutto è inutile. Moltiplicati perfino i caldarrostai, in centro sono tre e tutti fanno affari d’oro. E qui si fiondano artisti di strada, musicisti a dividersi gli angoli della città. La Fiera nel pieno della giostra dimostra una capacità rara di trasformazione. Mai visti tanti banchi d presepi, addobbi, oggetti natalizi. Gli antiquari storici si riciclano sul fronte della bigiotteria, più o meno vintage.

L’oggettistica prende il posto di mobili e armadi. Obiettivo? Intercettare la pazza folla. E infatti ieri gli affari sono aumentati: chi passa non tira dritto e ci pensa un attimo. E’ vero, non saranno prodotti doc da antiquaria ma ognuno tiene famiglia, specie chi 12 volte all’anno è pronto ad aprire il banco alle 5 di mattina. E l’esempio degli espositori arriva fino ai mille mercatini sparsi in giro. Compresi i gioielli nel chiostro, che nelle vetrine puntano sui prodotti a 50 euro più che su quelli a 500.

Il popolo dei mercatini non può permettersi spese vertiginose? Il commercio si adegua. E ci mette la sua anche il Black Friday, un «cavallo» (nero come Furia..) sul quale saltano tutti, comprese le stesse gioiellerie. Però la folla ha spesso dei risvolti a sorpresa.

Vanno esauriti, ad esempio, i biglietti per gli affreschi di Piero. Merito anche delle guide, che non si sa come riescono ad affiancare parecchie comitive in arrivo, raccontandogli quale sia la vera Arezzo dietro le quinte del Tirolo.

Quinte tra le quali si continua a soffrire per la mancanza di bancomat: Ubi promette di installarlo al più presto a casa Bruschi,se arrivasse addirittura per il ponte dell’otto dicembre sarebbe la soluzione migliore. L’assessore Comanducci si arma personalmente di slittini per rafforzare lo scivolone di ghiaccio: le passa in fondo alle scale mobili ai funzionari Ascom e via.

Nella Città di Natale non tutti mangiano ma il gioco di squadra è sacro. Mentre i ristoranti riaprono per la cena: sotto con gli avanzi, precedenza a chi ha saltato il pranzo