Virus e imprese, Tommassini: "Ci salveremo solo con la qualità'

Intervista all'imprenditore che invita a ripartire dall' 'artigiano zero'

Tommassini

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Arezzo, 3 aprile 2020 - Quale futuro per le imprese dopo il virus? Parla Bruno Tommassini, presidente di Federmoda Cna, partendo dalle misure del Governo giudicate ‘ancora non sufficienti’. «Un plauso a Mattarella, ma sSe il Governo è riuscito a fare molto sul piano della salute, non ha fatto altrettanto per il sostegno a famiglie e imprese, facendo finta di fare tanto. Nel ramo artigiano i 600 euro per liberi professionisti, partite iva e freelance sono una modesta toppa che non argina le problematiche che da anni vessano il settore». La sua attività è ferma? «Come tutti. Avendo aperto da poco con ‘Prodigio Divino’ non ho diritto agli ammortizzatori sociali, i dipendenti sono a casa, retribuiti. Provo a reggere». Molte griffe riconvertono la produzione in mascherine … «Mi chiedo: hanno le competenze per farlo? Non tutti. Chi si improvvisa non è un artigiano. L’artigiano non si improvvisa. Conosce e deve conoscere le specificità dei materiali, avere cognizione dei requisiti che servono per la creazione di accessori di questo tipo. Pare che tutti pensino solo a come adattare la manifattura alla situazione, senza tuttavia ragionare sulla prospettiva post-epidemia come se tutto restasse come prima una volta finito il disastro». Ecco, cosa succederà dopo? Come cambierà il suo settore, quello della moda? «Con un’occhiata ai prodotti, specie della moda, nei nuovi cataloghi, noterà che la qualità del prodotto è vertiginosamente aumentata. Prima non era così, la produzione industriale aveva abbassato gli standard estetici». Come mai? «Credo che dopo questa catastrofe ci sia da rivedere profondamente qualità e professionalità. Se non ci saranno fiduciose nel futuro, creare abiti, accessori, pelletteria sarà inutile. Non ci sarebbe chi le indossa. Una volta le cose si rompevano e si aggiustavano: oggi quando si rompe qualcosa c’è subito il sostituto nuovo di zecca che si danneggerà velocemente e sarà pronto per essere sostituito, e così via. E’ un meccanismo che non può più funzionare e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti». Quale futuro per l’artigiano? «Nelle fiere di antiquariato si trovano miriadi di oggetti realizzati da mani artigiane, congegnati per essere durevoli nel tempo. L’artigiano dona alla sua opera un carattere irriproducibile, e trasferisce in esso parte della sua personalità, del suo amore. E l’uomo che utilizza i prodotti che crea e non viceversa». Perché ha coniato il termine ‘artigiano zero’? Come dal paziente Zero nasce l’epidemia, e poi lo studio per la cura, così dall’artigiano zero - ognuno di noi - dovrà nascere un progetto dell’antidoto alla crisi. Il virus ci ha portato la malattia e sono emerse le crepe, del nostro sistema economico e e della qualità del lavoro. Spetta a noi rimettere in ordine la società che ne uscirà. Approfittiamone.».