Violenza sessuale sulla moglie: condannato a tre anni

Si conoscono giovanissimi, lei si fidanza a 14 anni: poi lui perde la testa per le gravidanze. La difesa sostiene le violenze reciproche: poi la condanna

Violenza

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Arezzo, 16 marzo 2018 - Violenza sessuale nei confronti della moglie. Con questa accusa è stato condannato a tre anni L.S., il marito residente a Foiano. La loro è una storia familiare difficile, finita nel peggiore dei modi. Ma tutto era iniziato, molti anni fa, quasi come una favola. I due si incontrano e conoscono giovanissimi, lei, di origini marocchine, ha appena quattordici anni quando si fidanzano. Inizia una lunga storia. Poi a venti anni la giovane rimane incinta.

E’ una gravidanza complicata dal punto di vista emotivo. Forse il ragazzo non è ancora pronto. Fatto sta che da lì iniziano gli screzi. Le prime crisi. Tant’è che la giovane decide di allontanarsi dalla casa in cui vivono. Fugge dal fratello dove sta per un certo periodo. Durante quell’allontanamento il ragazzo comincia a riflettere. Forse capisce quanto le manchi la ragazza e cerca in tutti i modi di riconquistarla. Le chiede di tornare insieme, di ricominciare tutto da capo. E così accade.

Tutto sembra tornare a quando avevano quattordici anni, anche se adesso con un frugoletto per casa. La storia riprende a viaggiare in serenità. Tanto che lui le chiede di sposarsi. Anche il matrimonio viaggia nella massima tranquillità, e il loro amore viene suggellato da un’altra gravidanza. La ragazza rimane incinta, questa volta di due gemelli. E’ a questo punto che la situazione torna a precipitare.

L’uomo sembra non reggere questa nuova gravidanza e , secondo quanto raccontato dalla moglie, tesi sostenuta dal Pm Chiara Pistolesi, è a questo punto che cominciano le violenze, le minacce, gli insulti, i divieti di frequentazione della famiglia d’origine, anche durante il delicato periodo di gestazione. I suoi genitori, di origine marocchina, sono costretti ad andare a trovare la figlia di nascosto. Tesi più volte smentite dalla difesa, l’avvocato Murano, che in aula ha cercato di dimostrare la reciprocità dei comportamenti violenti.

Tentativo che, almeno al momento, non è stato accolto dal Pm. Inizia un periodo di grande difficoltà per lei. Fino a quando, secondo quanto raccontato, dopo le minacce, gli insulti, il marito tenta un approccio intimo in modo spregiudicato. Rapporto che non viene consumato, ma la cui violenza porta la donna a denunciarlo. Inizia così il faticoso e sofferto iter giudiziario. Negli scorsi giorni è arrivata la sentenza di primo grado: tre anni di condanna chiesti dall’avvocato di parte civile, Francesca Marolda.