"Violentata fuori dalla discoteca": a processo

La vicenda nei dintorni di un locale del Valdarno. Lui è accusato di aver abusato di lei dopo aver fumato insieme uno spinello

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di Federico D’Ascoli

Un sabato di ballo e di sballo con musica ad alto volume e voglia di trasgredire finita con un caso di presunta violenza sessuale che domani sarà rievocato in un’aula del tribunale di Arezzo. Protagonisti della vicenda di sesso e droga due ventenni che già prima della serata in pista si conoscevano e che hanno deciso di divertirsi insieme. Quando la notte è già alta e si avvicina l’orario di chiusura del locale, i due decidono di uscire insieme dalla discoteca del Valdarno per fumarsi insieme una canna.

I ventenni trovano un angolo appartato nel parcheggio all’aperto fuori dal locale per rollare e accendersi lo spinello. Ma qualcosa cambia il corso della serata: qualche tiro e la ragazza inizia a sentirsi male, molto male, tanto da non avere più il controllo del suo corpo, per rimanendo perfettamente cosciente di quello che sta succedendo intorno a lei. L’amico, in base al suo racconto, approfittando del fatto che lei fosse praticamente paralizzata dall’uso della marijuana, la conduce in un luogo in aperta campagna, lontano dagli sguardi e dalle auto in sosta e ha un rapporto sessuale con lei.

È la notte tra il 4 e il 5 settembre 2021: la giovane dopo un iniziale silenzio, confida alle amiche più care cosa le è successo solo qualche giorno dopo, aggiungendo che il rapporto sessuale consumato alle prime luci dell’alba non fosse consenziente ma indotto dall’uso dello stupefacente, ci sarebbero alcuni segni sul corpo a dimostrarlo. La ventenne si convince dunque a denunciare l’amico che viene rinviato a giudizio, anche se lei non si costituisce parte civile. Domani, con giudice Giulia Soldini e pubblico ministero Laura Taddei, il ventenne difeso dall’avvocato Francesca Moraldo potrà finalmente dire la sua verità su quei momenti nel parcheggio della discoteca.

I diversi giorni passati dai fatti alla denuncia hanno reso superflue eventuali perizie tossicologiche che possano dimostrare se insieme alla marijuana, ci fossero altre sostanze in grado di produrre effetti così anomali, molto diversi anche dalla cosiddetta "droga dello stupro" che provoca una totale incoscienza. Invece la presunta vittima ha raccontato con lucidità di ciò che le è capitato, descrivendo anche i particolari, aggiungendo però di essersi sentita incapace di opporre qualsiasi resistenza fisica al rapporto sessuale non voluto.