Via al grande shopping, un affare da 25 milioni: nuove aperture e boom negozi locali

Si moltiplicano i temporary shop intorno a piazza Grande, altra catena sul Corso. Dopo una stagione no il Black Friday ha dato la scossa ma le stime non sono esaltanti

La folla di Natale

La folla di Natale

Arezzo, 7 dicembre 2019 - Il gioco da oggi si fa duro e quindi ai duri non resta altro che mettersi a giocare. Un gioco con il fiato sospeso: perché lo shopping parte su un panorama commerciale devastato o quasi. Mesi e mesi di consumi all’osso, un’estate decisamente scarsa sul piano turistico, una ripresa che al massimo è solo il secondo tempo di una crisi che non finisce mai. Ma da oggi inizia la caccia al regalo.

Una settimana fa i negozi avevano fatto il muscolo: merito del black friday, la ventata di sconti che dall’America siamo riusciti a importare, un po’ come per le maschere di Halloween. Una scossa agli acquisti, che qualche esercizio ha stimato intorno al 40%: ma che da sola non basta a rimettere in piedi una stagione no, tanto più passando da prezzi stracciati. Ora la caccia ai regali.

Il montepremi in palio viene stimato da qualche anno in circa 25 milioni di euro: è più o meno a somma che nel nostro caso dovrebbe essere destinata ai regali ma anche ai cenoni. Un dato da rivedere in corsa in base al monte tredicesime e alle tasse che se ne mangeranno una bella fetta. Ma che comunque resta una misura di riferimento.

La stima nazionale è che la propensione al regalo sia scesa vertiginosamente negli anni e che quest’anno toccherà la quota minima, Ma poi ogni zona fa storia a sè, Rimaniamo lì, sull’orlo delle vetrine. I negozi sono già impegnati da un paio di settimane nella maratona di aperture, domeniche comprese. E a farsi sotto sono anche nomi nuovi. Il più eclatante, anche per la posizione che andrà ad occupare al centro del Corso, è quello della «Dan John», una linea di moda maschile tendenzialmente low cost, anche se non ai livelli di prezzo di quelle già aperte nella via dello shopping.

Apre in queste ore, nel palazzo all’angolo tra il Corso e via Garibaldi e che per anni ha ospitato la sede storica del Credito Italiano. Lì, a Palazzo Brandaglia. In corsa per occupare un angolo della maratona shopping. E che viaggia anche tenendo conto dell’effetto Natale. Un esempio per tutti: il centro di gravità poco permanente si è spostato nella città alta e in particolare intorno a piazza Grande? Fateci caso, è soprattutto lì che stanno aprendo a ripetizione i temporary shop.

Sono i negozi provvisori, e fin qui è una semplice traduzione: apri per un periodo limitato e concentri il «fuoco» nella stagione migliore. Una volta erano frequenti soprattutto nell’asta principale del Corso e soprattutto nelle sue parallele, lì dove ancora esistono posti disponibili, Quest’anno due aperture in piazza Grande, e legati al mondo del vintage e della bigiotteria, e uno in via Seteria, dove un nome forte della pasticceria, «Cini»,si è andato a insediare, provando dalla zona Giotto ad aprire un fronte diverso, legato ai suoi prodotti.

E’ frutto della stessa spinta che ha moltiplicato i locali in piazza Grande, arrivata al record tra trattorie, gastronomie e bar. Un fuoco di fila che si alimenta da solo nei giorni della grande folla ma che rischia di girare a vuoto e fare cilecca nei mesi «farlocchi», quelli nei quali il turismo perde la testa e la folla. E che in queste settimane si gioca il tutto per tutto. Lo stesso i negozi, con quel minimo di rafforzamento del personale necessario quando i clienti arrivano tutti e subito nell’arco di pochi giorni.

Dietro i gruppi che salgono compatti la salita del Corso ci sono anche i primi segnali di liquidazioni: le uniche possibili di questa stagione,o per ristrutturazione dei locali o addirittura per fine attività. Un clima nel quale ci sono anche marchi che non lasciano ma raddoppiano: come Parati, quasi pronto a raccogliete il testimone da Banchelli, uno dei big del commercio in centro e che ha chiuso di recente la sua storica attività ai Bastioni.

Poi ci sono i negozi più periferici, quelli che pagano da una parte la crisi e dall’altra la polarizzazione dello shopping. Sulla roulette lanciano la variabile dei prezzi. E aspettano che Natale giri la ruota.