"Vi racconto mio fratello Giovanni Falcone" Il commovente ritratto fatto dalla sorella Maria

Abbiamo parlato con chi combatte i mafiosi per capire l’importanza del coraggio e della paura

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Qual è il primo ricordo che ha di suo fratello?

"Il giorno della sua nascita: una colomba entrò in casa e gli volò intorno, tutta la famiglia fu presa da un senso di pace".

Com’era da ragazzo?

"Giovanni è stato un ragazzo intelligente, vivace, generoso, capace di ironia e con un senso del dovere incredibile. Studioso, ma mai sgobbone, amava lo sport, la musica, il mare. Ha sempre messo se stesso in tutto ciò che faceva".

Che rapporto avevate?

"Avevamo un rapporto molto bello e stretto, come accade co i fratelli che crescono insieme".

Suo fratello era consapevole dei rischi che stava correndo nella sua lotta alla mafia?

"Certamente. Da quando il giudice Chinnici lo volle nel pool ha sempre avuto chiare quali fossero le conseguenze. Ma tanto era l’amore verso i suoi concittadini e tanta la voglia di liberare la propria terra da questa spregevole mentalità mafiosa che non ebbe mai tentennamenti. Certo ebbe paura come tutti gli uomini, ma lui traeva forza anche da quella. Una delle sue più celebri frasi è: "L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza".