Vendemmia senza braccia "Mancano 2500 operai"

Coldiretti segnala i problemi delle 1500 aziende agricole della provincia. Due imprenditrici raccontano le ricerche fatte anche attraverso i social

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di Gaia Papi

L’uva è pronta per essere raccolta, le botti sono state lavate e posizionate in cantina. Con l’arrivo di settembre in campagna cambia il profumo nell’aria. Se ne va l’odore dell’estate e arriva quello della vendemmia. Una vendemmia che però quest’anno parte in salita. A metterci lo zampino non è solo il caldo, la siccità, i costi di produzione, i rincari eccezionali delle materie prime e dell’energia. Ma anche la mancanza di operai stagionali.

I dati che arrivano da Coldiretti Arezzo parlano chiaro. Su 1500 aziende della provincia, almeno la metà sono in difficoltà nel reperire braccianti. Mancano circa 2500 operai agricoli, di questi, circa il 25% servirebbero proprio per la vendemmia.

"Nonostante i nostri appelli su Facebook, sui siti del cerca lavoro, non siamo riusciti a trovare un numero sufficiente di braccianti" spiega Francesca Lombardi, imprenditrice dell’omonima azienda di famiglia, fra Bucine e Montevarchi, e alla guida dei giovani di Coldiretti Toscana ed Arezzo. "Il nostro problema è quello della maggior parte delle aziende del territorio. E se ora si parla di vendemmia, in realtà la difficoltà nel trovare lavoratori interessa ogni settore della campagna" spiega. Settantacinque ettari di terra, di cui trenta di vigneti. "Per cui siamo riusciti a racimolare tredici braccianti, di cui solo quattro nuove leve. Gli altri sono storici che lavorano con noi da decenni e qualche dipendente.

Avremmo avuto bisogno di venti persone, ma mi ritengo fortunata ad averne trovati almeno una decina, aziende amiche sono rimaste a becco asciutto. E’ incredibile" aggiunge.

"A pensare che prima del Covid già da maggio ricevevamo chiamate per prenotare un posto come bracciante. Avevo la fila fuori casa. Tra di loro c’erano molti universitari. Cosa è successo? Gli studenti hanno corsi in presenza che devono obbligatoriamente seguire.

E poi, probabilmente, l’altro fattore si chiama reddito di cittadinanza" spiega. Più di una supposizione, a conferma ci sono "Le molte richieste di non essere assunti, quindi di non avere un regolare contratto, in quanto in cassa integrazione o in possesso, appunto, del famoso reddito di cittadinanza".

"Stessa esperienza, negativa, per Lidia Castellucci titolare di "Buccelletti casali e cantina" a Santo Cristina di Castiglioni. "Non troviamo nessuno. Fino a tre anni fa da luglio cominciavamo ad avere la fila fuori, tanti studenti.

Quest’anno appena uno. Gli altri braccianti sono dipendenti che devo distogliere da altre attività. Avrei bisogno di altre otto persone. I nostri braccianti sono tutti inquadrati, 8 euro all’ora. Per un lavoro di circa 15 giorni. Insomma circa 700 euro, non credo siano da buttare via".