Vaccino Scanzi, la Procura chiede l'archiviazione: "Non ne aveva diritto ma non c'è reato"

La vicenda aveva tenuto banco a marzo: non aveva prenotazione, aveva chiesto di essere chiamato come riserva in quanto care giver

Andrea Scanzi

Andrea Scanzi

Arezzo, 28 giugno 2021 - La procura di Arezzo chiede l'archiviazione per il caso del vaccino somministrato al giornalista aretino Andrea Scanzi, vicenda di marzo per cui venne criticato per 'aver saltato la filà.

Stando alle conclusioni del pm Marco Dioni, Scanzi non rientrava in alcuna categoria vaccinale di quel momento e dunque non aveva diritto ad anticipare la somministrazione.

Tuttavia, dal punto di vista giuridico-legale, per la procura non si configura alcun reato nella condotta del giornalista.

In virtù, viene spiegato, della riforma del reato di abuso d'ufficio, ipotesi su cui lavorava la procura, tale fattispecie penale non si è configurata.

Perché vi sia reato di abuso di ufficio nella condotta di Scanzi, è stato ancora spiegato alla procura di Arezzo, occorre che la violazione sia a una legge o a un regolamento, cosa che per il pm Dioni non è accaduta in questo episodio. Dunque, sottolineano dalla procura, anche se eticamente il gesto può da taluni essere considerato censurabile, dal punto di vista giuridico non è penalmente perseguibile.

Il 22 marzo scorso Scanzi aveva raccontato sui social di aver ricevuto il vaccino come 'riservistà e in qualità di caregiver familiare dei genitori.

«Ho fatto il panchinaro del vaccino», aveva affermato, suscitando immediate polemiche. La procura di Arezzo, città dove gli fu fatto il vaccino, aprì un fascicolo. In questi mesi sono stati ascoltati i principali responsabili del servizio della Asl. Ora la richiesta di archiviazione.