Vaccini, rabbia farmacisti. Svolta distretti

Giotti: "Dosi per tutti e non per fasce d’età o il nostro coinvolgimento sarà un flop". I sindaci votano il ritorno all’autonomia aretina

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Non vogliono rimanere con il cerino in mano: anzi, con l’ago, quello che sognavano di usare a ripetizione per la vaccinazione e che invece resta spesso e volentieri disoccupato. I farmacisti rompono gli indugi. Lo fanno con il presidente di Federfarma Roberto Giotti: sono scesi in campo ormai da settimane per diventare protagonisti della campagna di massa. Ma per ora i risultati sono modesti, forse di più. Le sedute non riescono a comporsi, le prenotazioni non arrivano, i corsi di preparazione si rivelano inutili.

"La potenzialità delle farmacie non viene valorizzata a causa dell’impostazione data alla campagna vaccinale dalla Regione". E chiedono un cambio di passo. Anzi due.

Il primo è di consentire a tutti di vaccinarsi in farmacia. Per ora ai "re delle pasticche" è stata assegnata una fascia d’età precisa, quella dai 60 anni in su. E lì dentro, dice Giotti, ci stanno stretti. Tutti i titolari delle cento farmacie della provincia. E quindi chiede un confronto urgente con le Istituzioni Regionali per cambiare direzione.

"E’ evidente la falsa partenza a causa delle pochissime richieste e del sostanziale fermo delle prenotazioni". Dito puntato intanto sul prodotto: il tipo di vaccino messo a disposizione è unicamente Johnson e Johnson, che può essere somministrato solo tra i 60 e i 79 anni. E quindi, dicono, si rivolge a quel 20% della fascia d’età che non si è vaccinato e verosimilmente non vuole farlo.

Possibile? "In altre regioni - spiega Giotti – le farmacie vaccinano dai 18 anni in su". Ad esempio nel Lazio. Per i farmacisti è la strada da seguire, aprire la possibilità a tutti. "Nel Lazio procedono a 15 vaccinazioni al giorno per ogni farmacia". Quasi la somma di tutte quelle fatte finora in provincia. Non solo. "Si verificano anche sedute vaccinali incomplete: se manca uno dei cinque vaccinandi la dose va sprecata. Vanno fatti tutti nella giornata".

Quindi la richiesta finale. "E’ fondamentale per noi poter somministrare i vaccini Pfizer o Moderna, che consentirebbero di raggiungere di fatto una fascia di età molto più ampia". Specie in quelle zone di campagna dove è chiaro non possano esserci hub o centri vaccinali dislocati dappertutto.

Intanto ieri è iniziato lo sprint verso la divisione del distretto aretino. Come noto quello attuale raccoglie non solo la zona di Arezzo ma anche Casentino e Valtiberina. Una suddivisione che ormai non convince trasversalmente i più. Ieri è arrivato il via libera dei sindaci. Tutti quelli della zona aretina hanno detto sì a ritrovare la loro autonomia. Esulta dal Comune il vicesindaco Lucia Tanti. "È una posizione che con il Sindaco Ghinelli abbiamo sempre sostenuto.

Metterci forzatamente insieme è stato un errore. Oggi arriva il rimedio e confido che il Consiglio regionale della Toscana ratifichi al più presto questa deliberazione". Ed è comunque una linea che lo stesso Governatore aveva promesso durante la campagna elettorale e ribadito nei giorni scorsi: una provincia, cinque distretti. Uno per Arezzo e uno per vallata.

Da qui l ’armonia probabilmente si incrina. Il centrodestra punta ad allungare il percorso fino all’eliminazione delle aslone. La Regione si tiene stretto l’attuale assetto, sul quale ha messo la faccia fin dai tempi di Enrico Rossi. Ma questa è già un’altra storia.

Alberto Pierini