Vaccinazione over 80, campagna al rallentatore: e Barbini attacca la Regione

L’ex assessore contro i suoi successori: basta categorie e non solo medici di famiglia. "Così i giovani passano avanti ai vecchi". "Il Palaffari è da requisire, ci pensi il generale»

Tito Barbini

Tito Barbini

Arezzo, 22 marzo 2021 - «E’ una vergogna». Non usa mezzi termini Tito Barbini, ex assessore regionale all’urbanistica ma da quasi vent’anni fuori della politica, per bollare i ritardi dei suoi successori alla guida della Toscana nella vaccinazione di massa e in particolare degli over 80. «Da giorni - dice - ho indirizzato una lettera aperta al presidente Giani, da giorni lo martello sul mio profilo Facebook ma per ora senza risposta».

Lui e la moglie, 75 e 72 anni, non hanno ancora raggiunto la fatidica soglia di over 80, ma si sono comunque registrati per la “panchina“, quella dei sostituti che possono essere chiamati nel giro di venti minuti se avanzano dosi. «Speriamo che dal banchetto cada qualche osso», commenta sarcastico l’ex assessore, ex candidato sindaco, ex segretario di partito, ex presidente Usl, insomma ex di tutto o quasi, una delle figure più significative della politica aretina nel secondo dopoguerra.

Barbini, cosa c’è che non va? «Non va niente, lo dicono i dati della fondazione Gimbe: la Toscana penultima per vaccinazioni degli ottantenni, seguita solo dalla Sardegna. Mi vengono in mente le parole del premier Draghi a Bergamo: “Mai più gli anziani, le persone fragili, abbandonati a se stessi“. Mi pare che qui vada al contrario. E’ una cosa indegna».

I numeri sembrano inconfutabili. Perchè secondo lei si è arrivati a questo scenario? «Giani e la Regione hanno sbagliato completamente l’impostazione della campagna per gli anziani. Averla affidata solo ai medici di famigia si è rivelato un collo di bottiglia di cui adesso paghiamo le conseguenze. Si doveva fare come in altre Regioni, che hanno puntato sugli hub per il grande pubblico».

Tante Regioni però hanno fatto come la Toscana. «E infatti i risultati si vedono nei ritardi che dobbiamo registrare un po’ dappertutto, con poche eccezioni. Ma comunque gli altri hanno fatto meglio di noi, se sono veri i dati della classifica in cui siamo penultimi. Dico penultimi, insieme a Regioni che per tradizione sono assai meno efficienti».

Come si dovrebbe vaccinare? «Il solo criterio per evitare ingiustizie è quello delle classi di età, a scendere, dai più anziani ai più giovani. Questo criterio delle categorie è fatto apposta per generare confusione e favorire le lobbies o chi pesa di più. Quando vedo vaccinati gli avvocati di trent’anni, il personale amministrativo della Usl e persino i maestri di tennis mi prende una gran rabbia. Senza considerare la vicepresidente regionale Stefania Saccardi, che ha avuto la sua dose come avvocato.

Qual è allora la strada? «Siamo ancora in tempo ad imboccarla. Vaccinare anche gli anziani, come me, anche gli over 80 nei grandi poli che ci sono in ogni provincia. Ad Arezzo abbiamo per esempio il Palaffari. Ripartiamo da lì».

Il Palaffari ancora per pochi giorni, poi la campagna si sposta al Teatro Tenda... «Eccola un’altra cosa vergognosa. Il Palaffari è una struttura a intero capitale pubblico, controllato da una società totalmente pubblica. Lo so perchè ero io l’assessore all’urbanistica della Regione quando fu costruito. Sentir dire che la Usl deve pagare un affitto per utilizzarlo è un’altra vergogna, specie in piena emergenza come adesso».

E quindi lei che farebbe? «C’è una sola strada, quella della requisizione. Scenda in campo il generale Figliuolo, commissario per la vaccinazione, reclami il Palaffari come centro della campagna di massa e lo restituisca alla Usl. Sarebbe un provvedimento giustificato dalla situazione d’urgenza. Il Teatro Tenda è inadatto a fare da polo vaccinale».

Per concludere, si è riaccesa la polemica sull’ospedale da campo. Il sindaco lo vuole, lei che ne pensa? «Non è la mia materia, credo che debbano decidere i tecnici. E’ una scelta che spetta ai responsabili sanitari della Usl»