Vacanze e paura in Kenya, famiglia in balìa di soldati armati

Il commercialista si ritrova in piena notte il lodge circondato dai militari: fanno le valigie di corsa, fuga in un altro villaggio

Soldati kenyani

Soldati kenyani

Arezzo, 15 settembre 2019 - «La notte peggiore della mia vita». Avventura da infarto in Kenia per Paolo Giaccherini, conosciutissimo commercialista aretino. Era andato con la famiglia, nei giorni di fine agosto, in un lodge nel paradiso di Watamu, luogo splendido a pochi chilometri da Malindi. Le spiagge bellissime e il cosiddetto respiro del mare che si ritira per centinaia e centinaia di metri fin quasi alla barriera corallina per poi ributtarsi a lambire l’arenile, rappresentano per il turista una vacanza indimenticabile.Ma stavolta c’è scappato l’imprevisto.

Reduce da un safari fotografico al parco Masai Mara, Giaccherini torna in serata nel lodge dove risiede, gestito da un amico anch’esso aretino. E’ ospite di uno dei diciotto bungalow di cui dispone la struttura, oltre a un rinomato ristorante che è meta continua dei tanti europei, soprattutto inglesi, che costamente soggiornano in Kenia. Tutto è tranquillo, niente fa presagire ciò che di lì a poco accadraà. Sono le tre di notte. «Sento un rumore improvviso dal bungalow accanto, open the door, open the door.

E botte alla porta. Io e mia moglie siamo svegli di soprassalto, cosa sarà mai successo? Pensiamo a una banda di rapinatori». Poco dopo ripetuti calci anche al bungalow di Giaccherini: «Non apriamo,luci spente, silenzio assoluto e paura che fa novanta».

Il commercialista avanza verso la finestra, sposta la tenda e ha un sobbalzo: lì fuori ci sono i militari, uomini in tuta mimetica e stivaloni, armati di kalashnikov. Girano per il lodge illuminando la struttura con le torce, passano minacciosi di bungalow in bungalow. L’aretino chiama l’amico che gli raccomanda di rimanere in camera mentre lui sta arrivando.

La spiegazione di tutto arriva di prima mattina: i soldati sono piombati al lodge per dare esecuzione alla sentenza di un magistrato keniano. La struttura era stata infatti precedentemente gestita non dall’imprenditore aretino amico di Paolo, ma da un altro italiano che non aveva mai pagato l’affitto alla proprietaria dell’immobile. E il mandato era di restituirlo subito a chi ne aveva diritto.

I militari a quel punto obbligano Giaccherini e tutti gli altri ospiti a sloggiare subito e a fare le valigie, lì non possono più stare. Situazione angosciante, risolta dall’amico di Giaccherini che riesce a trovargli una sistemazione in un vicino villaggio gestito da Francorosso.

Anche gli altri ospiti sono piazzati in luoghi diversi, chi da una parte chi dall’altra. «Esperienza traumatizzante - conclude Giaccherini - non sai che fare, non hai riferimenti, temi che tutto possa succedere anche alla luce dei numerosi episodi avvenuti negli ultimi tempi in Kenia, con italiani per vittime. Per fortuna non ci è successo nulla, ma che paura».