"Unabomber, ora la verità" Maisano ha riaperto il caso

L’inchiesta del conduttore ha spinto i Pm di Trieste a riprendere le indagini. Insieme a lui altri due aretini: Ettore Mengozzi e Francesco Bozzi. Il dna ritrovato

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di Angela Baldi

Dopo 16 anni dall’ultimo attentato, la magistratura riaprirà le indagini sul caso Unabomber. E lo farà grazie a tre aretini. Sono Marco Maisano, Ettore Mengozzi e Francesco Bozzi, autori del podcast "Fantasma il caso Unambomber". Sarà la Procura di Trieste a farlo, come ha annunciato il procuratore capo Antonio De Nicolo, accogliendo L’istanza presentata da Maisano, autore, conduttore televisivo, al lavoro sul podcast per OnePodcast, e da due donne vittime di Unabomber, Francesca Girardi e Greta Momesso. Titolari del nuovo fascicolo saranno De Nicolo e il pm Federico Frezza, ultimo pm a essersi occupato di Unabomber, le cui azioni vanno dal 1994 al 2006.

"Hanno accolto la nostra richiesta, ho sentito lunedì sera il procuratore capo di Trieste e mi ha confermato tutto – spiega Maisano - e a questo punto si procederà con la banca dati del dna e vedremo, sono veramente contento. Lunedì ho fatto una video chiamata a Greta Momesso e Francesca Girardi, subito dopo aver messo giù con il procuratore capo di Trieste Antonio De Nicolo il quale mi ha confermato che sì, è ufficiale, la procura riaprirà le indagini. Siamo molto emozionati".

Domani intanto sarà fuori una nuova puntata di "Fantasma il caso Unabomber". "Il podcast è nato proprio con l’obiettivo di far riaprire il caso, ci siamo riusciti. Ripartiamo da qui" dice Maisano annunciando la quarta puntata. Grazie ad un aretino così il caso che stava per essere archiviato come il cold case più famoso d’Italia, sarà riaperto.

Marco Maisano, nelle settimane scorse era stato ricevuto dal procuratore di Trieste, Antonio De Nicolo e aveva ottenuto l’autorizzazione, ad esaminare la montagna di documenti e materiali accumulati durante le indagini coordinate dalle procure di Pordenone, Udine, Treviso, Venezia e Trieste.

Tra le carte reperti "dimenticati", materiali organici rinvenuti su due diverse scene del crimine, di cui è stato chiesto un esame grazie al quale è stato tirato fuori il dna del presunto Unabomber, che adesso finirà nella banca dati che all’epoca dei fatti non c’era. Il materiale è stato setacciato per finire nell’inchiesta della nuova serie podcast interamente dedicata a Unabomber con rivelazioni esclusive.

Il giornalista ha trovato le carte che fanno riferimento al capello dell’uovo inesploso il 3 novembre 2000 al supermercato e anche i verbali in cui si parla delle tracce di saliva. Di qui la richiesta ufficiale di un’analisi degli articoli, che oggi può essere fatta con i nuovi strumenti tecnologici della polizia scientifica. Proprio grazie al team aretino che c’è dietro al nuovo programma e al giornalista famoso per le sue inchieste tv e radio, è arrivata la richiesta ufficiale di riapertura delle indagini sulla vicenda del dinamitardo rimasto senza nome.

Il giornalista, occupatosi del caso, ha posto l’attenzione sul capello trovato in un uovo inesploso il 3 novembre 2000, al supermercato di Portogruaro. La riapertura del cold case è clamorosa. Il mistero di Unabomber, lungo 28 anni e scandito da 34 attentati, è quello del bombarolo seriale che tra il 1994 e il 2006 colpì tra Veneto e Friuli Venezia Giulia.

La sua identità resta un mistero nonostante le indagini di cinque Procure. Dopo tanti anni scientifica e tecnologia hanno fatto passi da gigante e per questo oggi potrebbero consentire di dare quelle risposte che vent’anni fa nessuno trovò.